{"id":1108,"date":"2000-11-24T00:00:00","date_gmt":"2000-11-23T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1108"},"modified":"2015-07-13T17:14:09","modified_gmt":"2015-07-13T15:14:09","slug":"roccaporena-seconda-congregazione-generale-del-sinodo-diocesano","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/roccaporena-seconda-congregazione-generale-del-sinodo-diocesano\/","title":{"rendered":"Roccaporena: seconda Congregazione generale del Sinodo diocesano"},"content":{"rendered":"

“Non pu\u00f2 bastare la sola parrocchia ad assolvere il compito della parrocchia; la parrocchia rimane sempre necessaria ma non pi\u00f9 sufficiente”. Con queste parole, sintetiche ma fin troppo chiare, mons. Valentino Grolla ha aperto la sua relazione nel corso dei lavori della II Congregazione generale del Sinodo della nostra diocesi a Roccaporena.Il tema trattato dall’illustre sacerdote \u00e8 attualissimo, complesso e, per certi aspetti, anche difficile da accettare come hanno dimostrato alcuni interventi, peraltro isolati, che sono seguiti all’esposizione di mons. Grolla. E’ tuttavia nostro personale convincimento che ogni sforzo vada fatto, e al pi\u00f9 presto, per rendere pienamente ed organicamente operanti le unit\u00e0 pastorali che, giova ricordarlo, hanno alla loro base motivazioni teologiche e non quelle che alcuni, semplificando troppo, identificano nel ridotto numero di presenze di preti. Fare parrocchia oggi non \u00e8 facile per i grandi cambiamenti socio-culturali che interessano l’attuale societ\u00e0 e il territorio in cui essa \u00e8 radicata. Per queso le unit\u00e0 pastorali sono un traguardo, anche se da realizzare rispettando la necessaria gradualit\u00e0 e procedendo a verifiche periodiche, cui tendere concretamente con una paziente opera di “mentalizzazione” anche per il ruolo che assumeranno di “nuovo soggetto pastorale”. Esse uniscono stabilmente e organicamente alcune parrocchie presenti in un determinato territorio, inteso come spazio missionario, per realizzare la nuova evangelizzazione attraverso un’azione pastorale unitaria che sappia valorizzare la ricchezza dei diversi apporti dei presbiteri, dei laici e dei consacrati, attraverso uno stile sinodale. L’Unit\u00e0 pastorale appare come una realt\u00e0 che pu\u00f2 meglio interagire con il contesto umano di un territorio e pu\u00f2 far s\u00ec che la comunit\u00e0 cristiana sia presenza viva di dialogo, d’annuncio, di servizio e di testimonianza. Le unit\u00e0 pastorali, nella nostra diocesi (138 parrocchie), sono, in via di sperimentazione, ventotto: sono “un modo nuovo d’essere Chiesa” dove tutti possano vivere la comunione. Esse hanno lo scopo di rivitalizzare la funzione della parrocchia e di collocare ogni comunit\u00e0 cristiana in una prospettiva tipicamente evangelizzatrice all’interno di un territorio; esse non sono un’operazione di una diversa organizzazione pastorale, ma sono il mettere in atto iniziative che favoriscano e ravvivino i rapporti di comunione tra i cristiani delle singole parrocchie, e risveglino in tutti l’impegno missionario per un annuncio efficace e credibile del vangelo. Non sar\u00e0 possibile, d’altro canto, una pastorale organica nelle varie comunit\u00e0 se non dentro un progetto pastorale diocesano, dove obiettivi, organismi e sussidi siano opportunamente coordinati. Le unit\u00e0 pastorali debbono avere, come quadro di riferimento, una visione di Chiesa popolo di Dio, comunione, comunit\u00e0 fortemente ordinata all’evangelizzazione e spazio di diffusa ministerialit\u00e0 e corresponsabilit\u00e0 pastorale. Il punto di partenza necessario per il sorgere delle unit\u00e0 pastorali \u00e8 proprio la corresponsabilit\u00e0 pastorale: esse non si possono immaginare, progettare o costituire senza una specie di patto costitutivo in cui i laici siano, con i presbiteri, soggetti corresponsabili nella comunit\u00e0 ecclesiale. Le unit\u00e0 pastorali, sono una nuova forma di servizio ecclesiale che richiede la corresponsabilit\u00e0 di tutti i battezzati e la presenza di nuove figure laicali capaci, attraverso un iter formativo appropriato di ricomporre in unit\u00e0 fede, celebrazione, vita. In buona sostanza, le unit\u00e0 pastorali non debbono essere finalizzate ad esigenze interne delle stesse unit\u00e0 pastorali ma a rivitalizzare il territorio con una pastorale programmata, pi\u00f9 qualificata e pi\u00f9 missionaria. La ricca relazione di mons. Grolla non mancher\u00e0 di toccare le nostre coscienze e suscitare riflessioni importanti in ciascuno di noi: il Signore ha mandato infatti la sua Chiesa per annunciare agli uomini la salvezza, impegnandola tutta in questa missione. In tal senso il nostro Sinodo diocesano sottolinea che la missione evangelizzatrice \u00e8 compito di tutti i membri della Chiesa. Sono da superare i pregiudizi che tendono a demandare ad alcune categorie di fedeli la responsabilit\u00e0 della testimonianza diretta del vangelo. In vista di una presenza culturale consistente, lo spirito di missionariet\u00e0 deve coinvolgere contemporaneamente tutti i cristiani nella comune responsabilit\u00e0 di annunciare il vangelo, e deve portare le comunit\u00e0 cattoliche a non cedere alla tentazione di chiudersi e di arroccarsi su se stesse imparando a camminare insieme con la lucidit\u00e0 della meta comune.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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