{"id":10095,"date":"2012-04-06T00:00:00","date_gmt":"2012-04-05T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=10095"},"modified":"2015-07-29T11:56:32","modified_gmt":"2015-07-29T09:56:32","slug":"la-crisi-incalza-il-welfare","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-crisi-incalza-il-welfare\/","title":{"rendered":"La crisi incalza il welfare"},"content":{"rendered":"

La situazione \u00e8 drammaticamente semplice: mentre la crisi colpisce le persone e fa aumentare il numero dei poveri i fondi per il sociale sono drasticamente ridotti. I comuni si trovano a far fronte a maggiori bisogni con molte meno risorse. Quale sar\u00e0 dunque il futuro del welfare regionale? Iniziamo con Claudio Ricciarelli che per la Cisl regionale segue queste tematiche, una serie di interviste in cui cerchiamo di indagare cosa accade e anche cosa si pu\u00f2 fare e si deve fare per dare risposte alle necessit\u00e0 dei cittadini. Ricciarelli, quale \u00e8 la situazione del sociale nella nostra regione? \u201cCi sono molte meno risorse, anche se la Regione ha mantenuto, pi\u00f9 o meno, i livelli di spesa dello scorso anno, a fronte di una riduzione del 95% dei fondi statali. Si tratta di una spesa totalmente trasferita ai comuni e agli ambiti di zona poch\u00e8 spetta a loro gestire il sociale, tranne alcuni interventi quali i contributi per gli affitti e il diritto allo studio\u201d. Non buona, dunque \u2026\u201cNo, anche perch\u00e8 la crisi economica ha aumentato di molto le disuguaglianze sociali e la disocupazione, e quindi c\u2019\u00e8 una maggiore domanda sociale. Ci sono anche pi\u00f9 anziani, e questo pesa molto sui servizi\u201d. Cosa chiede alla Regione? \u201cIntanto di definire meglio le priorit\u00e0 sulle quali concentrare le poche risorse disponibili. Per noi le priorit\u00e0 sono gli anziani non autosufficienti che in Umbria interessano 24mila famiglie, anziani soli, famiglie numerose o comunque deboli sul piano economico, ed infine i servizi per l\u2019infanzia\u201d. E poi? \u201cEssendoci meno risorse si tratta di promuovere un sistema di sussidiarit\u00e0 in cui alle risorse mancanti si possa sopperire anche con un maggiore protagonismo sociale delle famiglie e del volontariato, stimolando un sistema di sussidiariet\u00e0 orizzontale\u201d. In concreto cosa si dovrebbe fare? \u201cNoi abbiamo individuato quattro interventi necessari. Anzitutto, in vista dell\u2019accreditamento, riorganizzare i servizi della cooperazione sociale facendo crescere le cooperative sociali che oggi sono troppo piccole e non sempre efficienti. L\u2019accreditamento, con un albo regionale delle imprese, consente di non fare pi\u00f9 appalti per i servizi ma fare l\u2019affidamento diretto che, tra l\u2019altro, consente al cittadino di scegliere, per esempio, a chi far fare l\u2019assistenza domiciliare\u201d. Nel no-profit c\u2019\u00e8 chi preferisce un sistema in cui alla famiglia viene riconosciuto un \u201cvaucher\u201d, un buono da spendere scegliendo direttamente chi fornisce il servizio\u2026\u201cNon \u00e8 un\u2019ipotesi da escludere, anzi questo sistema potrebbe essere un modo per fare arrivare alla famiglia pi\u00f9 direttamente un aiuto che a volte si perde un po\u2019 nelle troppe intermediazioni burocratiche pubbliche. A volte si parte con 100 ma al cittadino arriva 50\u201d. Gli altri punti? \u201cSelettivit\u00e0 e compartecipazione delle famiglie al costo del servizio. Il nuovo Isee \u00e8 stato ben corretto dando un peso maggiore alle famiglie. Poi occorre una maggiore integrazione tra politiche sociali e sanitarie e noi abbiamo proposto che lo 0,5 % del fondo sanitario venga destinata al sociale per una sorta di investimento nella prevenzione. Altro punto \u00e8 puntare all\u2019integrazione tra comuni per ottimizzare la gestione dei servizi sociali. Secondo noi sono sufficienti 12 unioni di comuni, in Umbria\u201d. Per esempio per fare cosa? \u201cProgrammare i servizi per l\u2019infanzia o anche i centri diurni per anziani, non pi\u00f9 nel singolo comune ma pi\u00f9 comuni insieme\u201d. Apertura alla sussidiariet\u00e0, dunque, ma la Regione \u00e8 pronta per questo passaggio culturale? \u00c8 pronta ad aprire un dialogo con la societ\u00e0 civile? \u201cA me pare che la presidente Marini sia molto convinta di questo modello, ha le idee chiare, ma altra cosa \u00e8 declinarle nel concreto. Qui c\u2019\u00e8 una cultura che ha un peso sull\u2019effetto concreto delle decisioni. La \u2018tecnostrutura\u2019, ovvero impiegati e dirigenti, spesso lavora con una impostazione vecchia, guardano pi\u00f9 alla forma che al risultato mentre per rinnovare il welfare ci vorrebbe un nuovo approccio culturale anche da parte della pubblica amministrazione\u201d. Quali altri cambiamenti auspicate come sindacato? \u201cDa quando \u00e8 stata eletta la presidente si \u00e8 molto caratterizzata per un piglio riformatore che noi abbiamo anche apprezzato e condiviso. Sono passati due anni ma di riforme ne abiamo viste solo due, quella endoregionale e sulla semplificazione. Ce ne sono da fare almeno altre 6 importanti: quella sanitaria, sociale, polo dei servizi informatici, i servizi pubblici locali, le agenzie di promozione della regione e il piano dei rifiuti. Infine, ma non ultimo, segnali di maggiore sobriet\u00e0 della politica con snelimento e semplificazione della rappresentanza politica e dei suoi costi. Queste sono riforme importanti che dovrebbero servire per ridurre il peso del pubblico in Umbria e liberare risorse per i settori che producono ricchezza vera, il manufatturiero e tutta la filiera ambiente, turismo e agricoltura di qualit\u00e0. Il punto \u00e8 che finora ne ha fatte solo due. Di questo passo non so se ce la far\u00e0 entro questa legislatura!\u201d. Maria Rita ValliUn po\u2019 di cifre e di destinazioniI fondi per il welfare sono drasticamente diminuiti. Il fondo nazionale per le politiche sociali dimezzato dal 2010 al 2011 \u00e8 stato azzerato nel 2012. Stessa sorte \u00e8 toccata al Fondo per la non autosufficienza, al fondo per le politiche per la famiglia e a quello per le pari opportunit\u00e0. Ridotto della met\u00e0 il fondo per il servizio civile che sono 22mila euro e resta invariato a 614mila euro il fondo per le politiche giovanili. La Regione, da parte sua, ha ridotto del 30% rispetto all\u2019anno scorso il fondo sociale portandolo a 7milioni e 300mila euro mentre ha mantenuto il fondo per la non autosufficienza a 4 milioni di euro. Ha dimezzato, portandoli a 25mila euro, le risorse per gli oratori, quelle per l\u2019associazionismo familiare e quelle per le banche del tempo. Ha mantenuto i 379mila euro per gli enti di assistenza invalidi, i 100mila euro destinati al fondo per le vittime del lavoro e, altrettanti, al prestito d\u2019onore. I dati sono contenuti nel documento \u201cLinee di indirizzo per un welfare regionale\u201d della Giunta Regionale.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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