{"id":1008,"date":"2000-09-25T00:00:00","date_gmt":"2000-09-24T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=1008"},"modified":"2022-03-26T21:11:39","modified_gmt":"2022-03-26T19:11:39","slug":"assisi-lo-spirito","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/assisi-lo-spirito\/","title":{"rendered":"Assisi, lo spirito"},"content":{"rendered":"
Un messaggio di Giovanni Paolo II che interpella in modo particolare la nostra regione e che \u00e8 giusto rilevare in occasione della festa di S. Francesco \u00e8 quello, a firma autografa, inviato a Lisbona in occasione dell’incontro “Uomini e religioni” (vedi articolo a pag.11).Ci interpella perch\u00e9 \u00e8 tutto incentrato su quello che il Papa ama denominare “spirito di Assisi”. Egli ricorda: “La mia mente torna a quel 1986, quando per la prima volta uomini e donne di religioni diverse si ritrovarono insieme per invocare la pace da Dio proprio sul colle di Assisi, segnato dalla testimonianza di San Francesco”. E dichiara che quell’evento non poteva rimanere isolato, perch\u00e9 era carico di una “forza spirituale dirompente: era come una sorgente da cui cominciavano a scaturire nuove energie di pace”. Per questo il Papa ha auspicato in pi\u00f9 occasioni che il messaggio di quell’evento, “un dono provvidenziale per il nostro tempo”, non si estinguesse, ma potesse espandersi in tutto il mondo, suscitando in ogni parte testimoni di pace e di dialogo. Ci domandiamo perch\u00e9 il Papa ribadisca oggi questi concetti. Forse c’\u00e8 qualcuno che ha paura dello “spirito di Assisi”? Eppure esso non ha provocato la confusione delle religioni e l’equiparazione delle fedi, non attenua, n\u00e9 cancella le differenze, ma fa scoprire il comune destino degli uomini e la loro comune aspirazione all’unit\u00e0 e alla pace. Quando si riunirono ad Assisi i vari gruppi religiosi si ritrovarono prima separatamente, ognuno a pregare secondo le proprie formule di fede, ognuno secondo i suoi riti e costumi. Non ci fu confusione o sovrapposizione. Solo nel secondo momento vi fu nella Piazza una vicendevole testimonianza di fede, una sottoscrizione di impegno a favore della pace e un abbraccio fraterno. Giovanni Paolo confessa con soddisfazione che questa aspirazione \u00e8 divenuta, seppure parzialmente ancora, una realt\u00e0, come dimostrano quelle aperture che gli hanno consentito il pellegrinaggio in Terra santa e i promettenti rapporti con l’Islam e le altre religioni. E tuttavia, insiste il Papa, “\u00e8 necessario imprimere una accelerazione maggiore a questo promettente cammino”, senza timori, perch\u00e9 “il dialogo non ignora le reali differenze, ma neppure cancella la comune condizione di pellegrini verso nuove terre e nuovi cieli”. Sospinto da uno slancio profetico il Papa invita caldamente a superare timori e incertezze, a non lasciarsi frenare da freddi calcoli astratti: “Dobbiamo tutti essere pi\u00f9 audaci in questo cammino, perch\u00e9 gli uomini e le donne di questo nostro mondo, a qualsiasi popolo e credenza appartengano, possano scoprirsi figli dell’unico Dio e fratelli e sorelle tra loro”. Dopo il freddo che \u00e8 calato su molti per l’equivoca interpretazione del documento della Congregazione per la Dottrina della Fede (vedi la dichiarazione di Mons. Antonelli, articolo a pag.4), da Lisbona viene il vento caldo della speranza di un cammino di dialogo e di pace che ha avuto origine dalla nostra terra umbra e che qui, da noi, dovrebbe, quanto meno, non essere ignorato. <\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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