{"id":10079,"date":"2012-03-30T00:00:00","date_gmt":"2012-03-29T22:00:00","guid":{"rendered":"http:\/\/www.lavoce.it\/?p=10079"},"modified":"2023-05-11T16:43:14","modified_gmt":"2023-05-11T14:43:14","slug":"la-parte-sana-e-forte-del-made-in-umbria","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.lavoce.it\/la-parte-sana-e-forte-del-made-in-umbria\/","title":{"rendered":"La parte sana e forte del \u201cmade in Umbria\u201d"},"content":{"rendered":"
L\u2019Umbria \u00e8 in recessione. Aziende grandi, medie e piccole che chiudono, cassa integrazione in vertiginosa crescita nei primi mesi dell\u2019anno ed in misura maggiore del resto d\u2019Italia, in calo i consumi anche dei generi di prima necessit\u00e0. Eppure in tanto buio c\u2019\u00e8 qualche luce. Sono quelle aziende di media dimensione che hanno puntato sull\u2019eccellenza: esportano, guadagnano e creano posti di lavoro. Il Sole 24 Ore, il quotidiano economico pi\u00f9 importante d\u2019Italia, ha dedicato la scorsa settimana un suo inserto ad un ampio e dettagliato rapporto sull\u2019economia in Umbria e su quella che definisce la crisi del made in Umbria. Una inchiesta con per\u00f2 anche tanti esempi di aziende e progetti che, se adeguatamente sostenuti dalla politica e dalle istituzioni, sembrano poter aprire nuove strade per risalire dalla china della crisi. Imprenditori, anche dei settori tradizionali, i quali sono stati in grado di inventare prodotti che si sono imposti sui mercati internazionali. Le nuove frontiere sono soprattutto quelle dell\u2019economia verde, della produzione di energie alternative, dell\u2019industria ecosostenibile, dei materiali speciali, dell\u2019alta tecnologia e della meccanica avanzata. Settori nei quali l\u2019Umbria non parte da zero. Uno dei limiti dell\u2019economia umbra – secondo il quotidiano economico – \u00e8 la carenza di medie imprese strutturate ed aperte ai mercati internazionali, quelle che meglio stanno reagendo alla recessione. Le tre tipologieDa una parte ci sono 46 multinazionali le cui strategie vengono decise altrove, indipendentemente dagli interessi del territorio. \u00c8 il caso della Basell a Terni, che chiude uno stabilimento moderno, della Trafomec di Tavernelle ed anche della ThyssenKrupp a Terni. Dall\u2019altra le 92 mila aziende umbre con meno di 10 addetti che vivono prevalentemente di subfornitura, molte con l\u2019acqua alla gola, o che operano nell\u2019edilizia, altro settore in grande difficolt\u00e0. In mezzo, le 195 societ\u00e0 con pi\u00f9 di 100 addetti e le 290 della fascia 50-1.000 dipendenti. Operano nei settori pi\u00f9 disparati (automotive, agroalimentare, moda e maglieria, chimica, energia e cartotecnica) e tra loro ci sono quelle che, mettendosi in rete, con servizi in comune per sopperire alla fragilit\u00e0 delle loro dimensioni, riescono ad affrontare meglio la crisi salvando posti di lavoro e tenendo alta l\u2019asticella della produzione. Il Polo aerospaziale dell\u2019Umbria \u00e8 un esempio di queste reti. Nato nel 2008, vi aderiscono 30 aziende, per un totale di 2.500 dipendenti e 500 milioni di fatturato. Molti laureati, ma \u2026Il made in Umbria dipende soprattutto da queste aziende di media dimensione dopo che dal 2008 la produzione industriale (che rappresenta il 28 per cento del Pil regionale) ha perso nella regione un quinto del proprio valore. Anche la ricchezza assoluta – scrive il Sole 24 Ore – in termini di Pil pro capite \u00e8 inferiore a quella media nazionale, cos\u00ec come i salari (meno 12 per cento, secondo l\u2019Istat). L\u2019Umbria \u00e8 agli ultimi posti tra le regioni italiane per vocazione all\u2019export ed ha un alto tasso di insolvenza, con 21,1 fallimenti ogni 10 mila imprese, percentuale superata solo da altre cinque regioni. Con due universit\u00e0 ed un tasso di istruzione tra i pi\u00f9 elevati d\u2019Italia, ha invece un tasso di innovazione che \u00e8 meno della met\u00e0 della media nazionale. Eppure in un quadro di insieme cos\u00ec negativo \u00e8 lungo l\u2019elenco delle aziende \u201ceccellenti\u201d che si sono imposte sui mercati internazionali. Non solo i soliti nomi, come il \u201cre del cachemire\u201d Brunello Cucinelli appena sbarcato in Borsa, la azienda di moda Luisa Spagnoli con i suoi 153 negozi in Italia e 34 all\u2019estero e le cantine di Caprai e Lungarotti che hanno fatto conoscere il vino umbro in tutto il mondo. \u201cUna sedia per amico\u201d Dal Sole 24 Ore si apprende, ad esempio, che la Meccanotecnica Umbra di Campello sul Clitunno, con un team di 700 persone e 70 milioni di fatturato, ha aperto stabilimenti anche in Brasile, Cina e Stati Uniti per la produzione delle sue guarnizioni high-tech per pompe d\u2019acqua. La Officine meccaniche Galletti di Pontevalleceppi, alla periferia di Perugia, ha filiali in tutto il mondo e, nonostante la crisi edilizia, esporta l\u201980 per cento dei suoi miscelatori per il calcestruzzo. Si appresta ad assumere una decina di tecnici. \u201cAmmesso che li trovi – ha dichiarato al quotidiano Paolo Galletti – perch\u00e9 non sono molti i giovani che vogliono fare questo mestiere\u201d. La Ipi di Perugia opera nel settore del packaging (contenitori asettici). Occupa 150 persone ed esporta l\u201985 per cento della sua produzione anche in Thailandia e Corea del Nord. Il \u201cListone Giordano\u201d conosciuto in tutto il mondo \u00e8 prodotto dal gruppo Margaritelli di Perugia che ha cominciato la sua attivit\u00e0 con le traversine di legno per le ferrovie e che oggi opera invece in diversi settori industriali: dai pavimenti in legno all\u2019arredamento di interni, dalle barriere di sicurezza ed antirumore per opere stradali fino ai veicoli industriali. I suoi pavimenti lignei sono stati montati anche nel grattacielo pi\u00f9 alto del mondo, il Buri Khalifa di Dubai. Forse sono in pochi a sapere che la seggiola da giardino raffigurata negli anni Sessanta sulla copertina del disco con la celebre canzone Una donna per amico di Lucio Battisti era nata nello stabilimento Emu di Marsciano. Da allora l\u2019azienda di arredamento per esterni e giardini \u00e8 continuata a crescere, ed oggi ha 150 dipendenti. Poi c\u2019\u00e8 anche il made in Umbria nel settore dell\u2019energia pulita dove operano aziende innovative e che guardano al futuro come la Terni Research e la Angelantoni di Massa Martana. La prima \u00e8 una holding con 160 dipendenti che controlla due societ\u00e0 quotate alla Borsa di Milano. Si appresta ad installare impianti di fotovoltaico anche in Sudafrica, Grecia, Serbia e Romania. L\u2019Angelantoni \u00e8 una multinazionale umbra che si occupa di macchine per test spaziali, ultra-freddo, sistemi medicali di laboratorio, tecnologie verdi. In partnership con la potente Siemens ha avviato il progetto Archimede Solar Energy per tubi solari innovativi di grandi impianti che verranno installati anche in India e nel Nordafrica. A Pietrafitta la Silicon Valley alternativa\u201cL\u2019Umbria pu\u00f2 e deve diventare un centro di innovazione ed esportazione di tecnologie di energia rinnovabile a livello mondiale\u201d ha scritto sul Sole 24 Ore il prof. Carlo Andrea Bollino, docente universitario a Perugia ed alla Luiss di Roma. \u201cLe energie pulite sono il vero futuro dello sviluppo sostenibile dell\u2019Europa e sono occasione di sviluppo anche in Italia\u201d. L\u2019Umbria sembra infatti avere raccolto questa sfida con il progetto del centro di eccellenza delle energie rinnovabili di Pietrafitta, dove un tempo c\u2019erano le miniere di lignite. Nell\u2019area \u00e8 stato gi\u00e0 realizzato il Parco fotovoltaico della Valnestore, il pi\u00f9 grande impianto umbro di questo tipo, che produce energia elettrica sufficiente per 1.300 famiglie. Occupa una superficie di pi\u00f9 di sette ettari e mezzo di terreno, con cento chilometri di cavi elettrici, 16.620 pannelli sorretti da cinquemila pali. \u00c8 il primo passo della realizzazione di questo polo dell\u2019energia pulita messo a punto con la partecipazione di Confindustria, della Regione ed altri enti locali. Vi hanno aderito 57 imprese. Su un\u2019area di 140 ettari sorgeranno laboratori e centri di ricerca per studiare, sperimentare e produrre prototipi. Una sorta di incubatore di imprese sostenibili. Una Silicon Valley dell\u2019energia pulita. La presidente Marini\u201cIl green ci far\u00e0resistere al declino\u201d \u201cResistere al declino \u00e8 importante, anche progettando nuove opportunit\u00e0. Subiamo il volto negativo della crisi, vorremmo guardare anche qualche luce in fondo al tunnel\u201d. Lo ha detto la governatrice Catiuscia Marini, chiudendo sabato scorso gli Stati generali dell\u2019economia a Citt\u00e0 di Castello. \u201cAbbiamo una struttura produttiva forse da ripensare. Nei numeri della crisi sappiamo che il prezzo pagato \u00e8 in relazione con la dimensione di impresa. Questo ci sospinge verso sinergie, sussidiariet\u00e0 e azioni comuni per aggredire i mercati pi\u00f9 adatti alla nostra offerta. I poli di innovazione, areospaziale, meccanica, meccatronica, intercettano risorse e superano alcune debolezze del nostro tessuto rispetto al contesto internazionale. Manifatturiero e piccola e media impresa – ha proseguito la Marini – sono un binomio per fondi e politiche strategiche, seguendo le strade che l\u2019Europa ci indica: innovazione, economia della conoscenza, ricerca, energia ed economia verde accompagnati alle politiche sociali. Sull\u2019economia green confluiranno l\u201980 per cento delle risorse per le piccole e medie imprese regionali\u201d.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"
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