La crisi economica colpisce i più deboli con il taglio dei servizi socio-sanitari, socio-educativi e assistenziali, e questo si traduce anche in un calo dell’occupazione nelle cooperative sociali, che assicurano servizi essenziali. Eppure la situazione può cambiare, se la crisi diventa l’occasione per fare finalmente una seria riforma del welfare regionale. Lo sostengono i presidenti delle cooperative sociali Federsolidarietà-Confcooperative e Arcst-Legacoop regionali che si sono incontrati la settimana scorsa per fare il punto sulla situazione in Umbria.
“Una situazione che – hanno scritto in un comunicato congiunto Carlo Di Somma e Andrea Bernardoni -, a fronte delle risorse che calano drasticamente, rende sempre più difficile continuare a dare le risposte adeguate ai soggetti deboli della nostra società”. “Anziani non autosufficienti, disabili e minori vedono sempre più calare i servizi ad essi un tempo dedicati – afferma Di Somma – con conseguenze non indifferenti anche per quanti lavorano nella cooperazione sociale, che è dovuta ricorrere massicciamente alla cassa integrazione. Peraltro, l’eventuale assenza di risorse per la cassa integrazione in deroga, per la restante parte dell’anno, potrebbe far esplodere una crisi occupazionale di grande entità”.
“Il rischio della perdita dei posti di lavoro – sottolineano insieme – è una delle principali preoccupazioni dei presidenti delle cooperative. Un ulteriore elemento di criticità è legato alla sempre maggiore difficoltà delle stesse a vedersi riconoscere dalle Asl e dai Comuni umbri gli adeguamenti contrattuali previsti da norme regionali e da leggi nazionali. Questa tendenza, unita ai ritardi di pagamento da parte delle Amministrazioni pubbliche, sta compromettendo la solidità economica delle cooperative sociali dell’Umbria”. Dall’incontro, quindi, è scaturito come per uscire dalla situazione di grande criticità è necessario un cambio di passo da parte di tutti gli attori in campo. “Non è più rinviabile – affermano ancora Bernardoni e Di Somma – una seria riforma del welfare regionale, che agisca sul principio di sussidiarietà e riveda il rapporto tra attori pubblici e operatori del privato sociale, effettuando scelte coraggiose che permettano un adeguamento alle nuove sfide della società e dell’economia, coniugando l’efficacia sociale e la sostenibilità economica”.
“Negli ultimi anni si è avviato – aggiunge Andrea Bernardoni -, in Italia e in Umbria, un percorso di riforma del welfare ‘per sottrazione’, in cui, senza un disegno condiviso, i servizi di welfare sono stati progressivamente tagliati, a volte in modo indiscriminato. A danno dei cittadini più deboli, spesso privi di voce e di rappresentanza. È giunta l’ora di invertire la rotta, dando piena attuazione a quanto previsto nel Dap (Documento annuale di programmazione) in materia di accreditamento e di riforma del sistema sanitario regionale, destinando le risorse disponibili al finanziamento dei servizi di welfare piuttosto che ai trasferimenti monetari”.
“Va in questa direzione la scelta della Giunta regionale di puntare con decisione sull’accreditamento dei servizi sociali e socio-sanitari – concludono i due presidenti -. Questa strada deve essere percorsa con decisione e velocità, con l’obiettivo di riformare l’intero sistema del welfare regionale, ridefinendo priorità, standard e risorse necessarie per rilanciare il welfare regionale, riportandolo ai livelli qualitativi a cui gli umbri sono abituati”.