di Simona Segoloni Ruta
Non nascono più bambini quando non si spera più, oppure quando ci si accontenta di qualche benessere accaparrato che si sceglie di non mettere a repentaglio. In Italia, per esempio, non nascono figli perché non si è investito più sui piccoli (basti vedere – ma solo come esempi minimali di un problema sociale enorme – che l’ultima legge realmente a sostegno della conciliazione lavoro/famiglia è quella sugli asili nido del 1971, come anche che il servizio scolastico non è andato in nessun modo crescendo né in quantità né in qualità) e questo probabilmente perché nel periodo del boom economico si è pensato di essere arrivati. “Fermiamoci qui”, potrebbe essere il motto che soggiace alle scelte poco lungimiranti del nostro Paese.
D’altra parte, chi potrebbe sperare qualcosa per il futuro, se si guarda a ciò che accade intorno a noi? Povertà e fame minacciano gran parte dell’umanità. L’avvelenamento e la depauperazione delle risorse si traduce in una vera e propria devastazione. Ingiustizie disumane e violenza dilagano incendiando mille guerre più o meno riconosciute. I terroristi minacciano la vita quotidiana, mentre il Capo di governo della nazione più progredita della Terra compie atti unilaterali non richiesti, che hanno come unico risultato altra violenza e ingiustizie.
Dato tutto questo, perché far nascere qualcuno? E chi, potendo scegliere, nascerebbe in un mondo così? La risposta dei cristiani è sconcertante quanto semplice: Dio vuole nascere in un mondo così. L’amore che lo muove è un’inesauribile fonte di vita, che rinnova continuamente tutto, che si insinua in ogni angolo della coscienza e muove gli uomini e le donne di oggi a fare il bene. In mezzo al travaglio del mondo, Dio nasce, bambino, speranzoso di un futuro di pace e di giustizia, pronto a condividere la fatica e la crudezza della lotta che la pace e la giustizia chiedono. E così in questo bambino, come in ogni bambino, contempliamo il mondo che ricomincia, che riceve una nuova opportunità.
Ogni essere umano che nasce modifica tutto ciò che c’era. Il mondo non è più lo stesso: luoghi, persone, relazioni, situazioni. Con Cristo tale novità sconvolgente è portata all’ennesima potenza: in lui il mondo intero si ridefinisce, contemplandosi rinato per il dono del Padre. Non siamo condannati a ripetere gli orrori dei nostri padri, non siamo dentro un circolo vizioso di morte, perché ci è stato dato un Figlio in cui la storia ricomincia, si rinnova. Questa è la speranza del Natale, che ci ringiovanisce e ci fa ricominciare. Non è solo un altro Natale, è la nascita da cui tutto ricomincia, in cui tutto si rinnova a partire da me e dal bene che posso fare intorno a me.
Dio nasce ed entra nella storia. Vive una storia che crea conseguenze, determina eventi, scatena reazioni. Dentro questa catena di eventi e conseguenze, anche le nostre storie, rinnovate e ricomincianti, portano conseguenze ed eventi: un fiume di vita in cui il mondo ha l’opportunità di ricominciare, di abbandonare il male e volgersi al bene. E così non possiamo cedere allo scoraggiamento, perché legati ad una vicenda di amore e di vita che si rinnova, per primi noi, che abbiamo udito la notizia della nascita di Cristo. Chi ci incontra dovrebbe riconoscere lo stesso coraggio di Dio, che si è fatto bambino ed è nato in mezzo a noi, lo stesso coraggio di abitare la storia perché questa ricominci la sua corsa verso la vita.