Il plico con la documentazione raccolta su Vittorio Trancanelli è giunto, martedì scorso, alla Congregazione delle cause dei santi per mano di Enrico Solinas, confermato postulatore dall’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti anche per la “fase romana”. Quella di Vittorio è una causa attesa con interesse, ci confida Solinas, spiegando che non sono molti i laici per i quali nella ordinarietà e quotidianità della vita le persone hanno riconosciuto i segni di una fede profondamente vissuta, e dei quali si è conclusa positivamente la fase diocesana del processo di beatificazione.
Vittorio, che non faceva mai nulla per mettersi in mostra, domenica troneggiava nella grande foto che lo ritrae sorridente, sul presbiterio della cattedrale di Perugia nel giorno in cui si concludeva il processo informativo diocesano sulla sua “vita, virtù e fama di santità”.
Con la conclusione della fase diocesana del processo di beatificazione di Vittorio Trancanelli, il medico perugino morto prematuramente il 24 giugno 1998, la chiesa di Perugia – Città della Pieve ha vissuto quello che l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti ha definito “un evento straordinario”.
Nel 2006, l’arcivescovo mons Giuseppe Chiaretti che al funerale di Vittorio disse “Personalmente considero Vittorio un santo laico”, apriva la causa di beatificazione sulla scorta delle numerose testimonianze giunte spontaneamente e raccolte dalla moglie Lia, perché è dai racconti del loro incontro con Vittorio che tutto ha avuto inizio. La “Sessio ultima”, con i giuramenti del caso, lettura di verbali, apposizione dei sigilli alla documentazione raccolta si è svolta pubblicamente dinanzi al Popolo convenuto numeroso in cattedrale, e alla presenza dei familiari di Vittorio, la moglie Lia e il figlio Diego, del sindaco della città Wladimiro Boccali e dei vescovi provenienti dalla diocesi perugina, mons. Mario Ceccobelli di Gubbio e mons. Gualtiero Sigismondi di Foligno, del vescovo emerito Chiaretti, dell’abate emerito benedettino Giustino Farnedi, l’emerito di Gubbio Pietro Bottaccioli e del vescovo di Città di Castello Domenico Cancian che fu amico e confessore di Trancanelli.
«Vittorio Trancanelli, è stato un faro potentissimo della luce di Cristo, il cui bagliore – ha detto mons.Bassetti all’omelia – toccava tutti, i fedeli e i lontani, e mostrava a tutti, concretamente, come si potesse vivere una vita sinceramente cristiana. Egli ha seguito Cristo per tutta la sua esistenza attraverso la prova della croce e nella carità cristiana più autentica, quella di farsi carico delle sofferenze e delle povertà degli ‘ultimi’, soprattutto dei più piccoli: di quei bambini in difficoltà che iniziò ad accogliere, in affido, insieme alla moglie Lia, nella propria casa».
Anche lunedì pomeriggio una folla di amici e estimatori di Vittorio ha partecipato a Cenerente alla S. Messa celebrata dall’arcivescovo nella grande tenda. Subito dopo, nonostante l’inclemenza del tempo, si è svolta la sobria cerimonia per la apposizione di una lapide sulla tomba in cui riposavano le spoglie mortali di Vittorio prima che fossero trasferite nella chiesa parrocchiale.
Sulla grande lastra la dedica ad imperitura memoria del Comune di Perugia che ha anche stabilito di non utilizzare più quel tumulo per nuove sepolture.
Vittorio è stato ricordato anche con la conferenza sul rapporto tra scienza e fede in Vittorio Trancanelli, promossa sabato pomeriggio dall’Amci (medici cattolici) e dal Meic. Carlo Cirotto, professore di Biologia all’Università di Perugia e presidente nazionale del Meic, ha presentato grandi scienziati e uomini di fede che hanno distinto e separato oppure integrato e unificati i due ambiti. “Vittorio – ha detto Cirotto – è stato un uomo di fede che non ha mai avuto remore a usare la scienza medica e l’arte chirurgica con vera professionalità. La sua fede lo portava a usare le sue competenze a favore anche dei più poveri”.
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