Vite ricostruite: le esperienze di Suly e Abibou

All’incontro di Gubbio di Voci dal mondo, i giovani Fatima e Alonso hanno intervistato Suly e Abibou, due migranti che, con una determinazione indomita e molto coraggio, sono riusciti a rifarsi una vita nel territorio eugubino.

Suly: via dal Mali con la famiglia, e poi da solo

Il primo ad aprire l’incontro pubblico è stato Mohamed-Sulymane-Samack , “tutti mi chiamano Suly diminutivo di Sulymane” ha sottolineato.

Ha ventitrè anni ed è nato in Mali. Il suo viaggio da migrante inizia all’età di dodici anni quando decide insieme alla sua famiglia di lasciare il luogo che fino a quel momento aveva chiamato casa. Emozionato ha raccontato che i suoi ricordi del Mali sono pochi ma che li conserva ancora con amore.

Ricorda che era molto piccolo quando è uscito dal suo villaggio.

Continua raccontando il suo lungo viaggio che poi l’ha portato in Italia. “Sono andato via perché vivevo in una condizione molto complicata”, continua, “poi è stato ancora più difficile perché ho dovuto affrontare il viaggio completamente da solo, un lungo viaggio”, precisa il giovane Suly.

Inizialmente tutta la famiglia aveva deciso di lasciare il Mali ma poi sono stati separati. Quando è arrivato in Italia, precisamente in Sicilia, si sentiva spaventato e disorientato, perché non conosceva nessuno. La sua difficoltà più grande è stata non riuscire a comunicare in italiano, motivo per cui si è impegnato moltissimo fin da subito per imparare la lingua. “Ho vissuto un breve periodo in Sicilia a Messina dove ho studiato la terza media poi i primi due anni di scuola superiore di secondo grado”, racconta soddisfatto.

Da novembre 2019 vive a Gubbio. “Mi trovo benissimo a Gubbio non ho avuto nessuna difficoltà che avevo già avuto, a parte una”, dice. Appena arrivato a Gubbio infatti ha affrontato una delle grandi difficoltà dei migranti: trovare una casa.

“Nonostante avessi un lavoro stabile e i documenti in regola non riuscivo a trovare una casa in affitto”, racconta.

Poi la svolta, il suo hobby gli ha permesso di familiarizzare con un allenatore di calcio che gli ha fatto conoscere il direttore della Caritas di Gubbio Luca Uccellani , e con una collaborazione genuina sono riusciti ad aiutare il giovane.

Attualmente Suly lavora in una azienda che ricicla la plastica, assunto da tre anni con un regolare contratto di lavoro. Inoltre ha superato l’esame della patente e possiede la sua automobile che gli permette di spostarsi liberamente.

“Il tuo sogno per il futuro?”, chiede Fatima. “Io sognavo”, risponde Suly con un sospiro. È felice e piano piano sta cercando di ricominciare a darsi il privilegio di sognare un futuro migliore. La resilienza di Suly nel ricostruire la sua vita a Gubbio è una vera ispirazione.

Abibou: dal Senegal a Gubbio per una nuova vita

In un’altra parte del continente africano anche Abibou ha intrapreso un lungo viaggio per arrivare a Gubbio. Nato in Senegal, Abibou, ha lasciato il suo paese quando ancora era minorenne.

“Avevo solo 17 anni e ho fatto il viaggio da solo”, ci racconta. Ha attraversato il Mali, l’Algeria, la Tunisia e poi finalmente l’Italia.

“Il viaggio è stato difficile e tragico perché…”, si ferma. E poi prosegue, con un nodo alla gola: “Molte sofferenze e torture”.

Oggi è ospite presso lo Sprar-Sai di Gubbio, in cui ha conosciuto Anna Barbi, una operatrice e insegnante di lingua italiana presso il centro. Abibou racconta la sua gratitudine per questo paese ma soprattutto per le persone che in così poco tempo gli hanno donato molto.

“Il tuo sogno?”, chiede ancora Fatima. E Abibou risponde: “Nel mio paese non avevo la possibilità di andare a scuola, qui sì, motivo per cui io voglio proseguire gli studi e realizzare i miei sogni”.

Apertura e disponibilità

Le storie personali di Suly e Abibou sono il riflesso di migliaia di migranti che cercano una vita migliore in Italia. La comunità di Gubbio ha saputo accogliere e integrare questi giovani, dimostrando che l’inclusione e la solidarietà sono possibili.

Dall’altra parte, come ha spiegato il professor Rolando Marini: “Per poter essere inclusi in una nuova comunità, è essenziale anche l’apertura da parte dei migranti stessi”.

I due giovani Suly e Abibou hanno dimostrato una grande volontà di adattarsi e contribuire alla società che li ha accolti, mostrando che l’inclusione è una strada a doppio senso, fatta di reciproco impegno. La disponibilità a integrarsi, imparare la lingua, e rispettare le tradizioni locali sono elementi fondamentali per il successo del processo di inclusione.

Mentre il dibattito sulle politiche migratorie continua, le realtà di Gubbio ci fanno riflettere e ci dimostrano che dietro i numeri e le statistiche ci sono persone reali con sogni, speranze e un desiderio profondo di ricostruire un futuro migliore.

Janeth Guaillas

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