L’assemblea ecclesiale segna una tappa importante della vita pastorale, in particolare in questo anno che ha dato il via al rinnovamento dell’iniziazione cristiana in diocesi. Mons. Piergiorgio Brodoloni vicario episcopale illustra il significato di questo nuovo cammino formativo che trova radice nella lettera pastorale del Vescovo, Lasciate che vengano a me. In questi mesi si parla molto della riforma dell’iniziazione… Ma di cosa si tratta? “È bene dire subito che non si tratta di una nuova metodologia catechistica, ma di una riorganizzazione dell’impianto stesso della iniziazione, rispetto al modo ordinario con cui viene attuata oggi. Un impianto in cui l’obiettivo non è il sacramento da celebrare, ma la vita cristiana che nasce dal sacramento celebrato: la prospettiva, allora, non è ‘iniziare ai sacramenti’, ma ‘iniziare dai sacramenti’ alla vita cristiana. È dunque errato, e perciò sviante, usare il termine ‘preparazione alla prima comunione / cresima’, ma è esatto dire ‘introduzione alla vita cristiana attraverso l’eucaristia / cresima’”. Come si può definire l’iniziazione cristiana? “Il termine ‘iniziazione’ deriva dal latino in-eo che significa ‘entrare dentro’. Di conseguenza l’espressione ‘iniziazione cristiana’ indica il processo globale attraverso il quale si entra nella vita cristiana, cioè si diventa cristiani. La parola ‘iniziazione cristiana’ significa dunque: mi metto in azione per iniziare a camminare in direzione di Gesù e diventare cristiano, per mezzo della Chiesa e nella Chiesa, che è in modo specifico la comunità in cui vivo. Di conseguenza, gli incontri saranno luoghi di amicizia, esperienze di gruppo; non lezioni settimanali, ma incontri in un progetto con i ragazzi e gli adulti (le famiglie e i membri della parrocchia); non un corso di catechesi, ma un percorso di apprendistato cristiano in cui si fa tirocinio di vita”. Quindi il progetto prevede un itinerario attivo, coinvolgente, progressivo, all’interno della unitarietà dei tre sacramenti di iniziazione cristiana? “Certamente. Poiché queste tappe non concludono ma, anzi, iniziano, a partire dai sacramenti alla vita cristiana nella comunità, allora sarebbe una intrinseca contraddizione non considerare che l’iniziazione cristiana, proprio perché è tale, dovrà essere un percorso continuo, dovrà avere un seguito, secondo le varie stagioni della vita. In questa ottica, possiamo parlare di tappe che verranno percorse in dieci anni: da 0 a 6 anni, da 6 anni a 10 anni. Questa iniziazione dovrà avere un seguito, perché cristiani si diventa progressivamente. A questo proposito, l’Ufficio pastorale diocesano sta pensando un cammino unitario, nella prospettiva della pastorale integrata, sia dei diversi operatori pastorali che esistono oggi, sia delle diverse dimensioni del lavoro pastorale”. In questo cammino ci sono dei cardini irrinunciabili? “Il Vescovo ne ha indicati due nella lettera pastorale consegnata nel corso dell’assemblea ecclesiale: la domenica come lo snodo essenziale dell’iniziazione cristiana, e la realizzazione dell’iniziazione cristiana come azione e quindi non stare seduti a studiare, ma alzarsi e mettersi in cammino verso Gesù. Dietro a tutto questo c’è stato un cammino unitario di consapevolezza, di studio, di decisioni”. E il cammino che abbiamo davanti? “Direi che siamo all’inizio del nostro impegno in merito all’iniziazione. Mi sembra di poter affermare che siamo ad un buon inizio, sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo. Poi, sarà presentato l’itinerario completo che va da 0 a 6 anni. La verifica intermedia e quella finale ci aiuteranno a comprendere se e come il cammino si sta realizzando con il piede giusto”.