Domenica scorsa, dopo l’Angelus, Papa Francesco ha sorpreso ancora una volta tutti quanti chiedendo di pregare per il Burkina Faso. In particolare ha ricordato le centinaia di vittime dell’attentato terroristico avvenuto nel comune di Barsalogho. Quella finestra di piazza San Pietro è un punto di osservazione eccezionale sul mondo e dà “voce di chi non ha voce”. Infatti in assenza di corrispondenti e inviati non vi è copertura alcuna dei fatti che avvengono in quel Paese come in tanti altri dell’Africa.
Il terrorismo ispirato ad Al Qaeda che si nutre del fanatismo islamico semina violenza in maniera pressoché indisturbata se non fosse per le truppe russe (Brigata Orsi) che si erano installate in alcune zone a difesa delle aziende multinazionali del loro stesso Paese impegnate nelle attività estrattive. Ora che anche quelle presenze sono state richiamate in patria per essere impiegate in Crimea, la situazione è diventata ancora più precaria e vulnerabile.
Ancora una volta c’è bisogno di una presa di consapevolezza da parte delle comunità internazionale che garantisca una presenza più efficace non soltanto per garantire la sicurezza ma anche per arginare il reclutamento delle nuove generazioni con programmi educativi che smascherino e denuncino l’ideologia della violenza e la lettura fondamentalista del Corano usata come copertura e carburante ideologico.