Mugugnavo tra me e me: qualche tempo fa lo cantavano, e anche molto bene, i nostri giovani durante le liturgie, accompagnandosi con gli stucchevoli ritmi delle loro chitarre… ma il canto era bello, ed era bello anche per noi, tifosi impenitenti dell’organo e della chitarra classica, era bello lasciarci trasportare dall’onda delle parole e della musica per aprire lo sguardo su un futuro di vera speranza: “Vieni con me, / ti darò da fare / ogni giorno il mondo, / ma se tu lo vuoi”. Perché quel canto è stato abbandonato?
No, non è stato abbandonato, c’è e occupa una pagina intera in Cantiamo al Signore, il nuovo libro dei canti liturgici che don Fausto Panfili, vicario generale della nostra diocesi di Gubbio, ci ha messo in mano nel 2011.
È vitale, è assolutamente vitale. Non si può andare con Lui solo per centellinare nella preghiera personale la dolcezza della Sua presenza, per distillare nell’anima quel tenue tepore che è il frutto gratificante della Sua presenza. Non per questo (non solo per questo) ci ha chiamato a camminargli accanto. Si va con Lui perché è Lui che ci cammina accanto e ci sprona a costruire il mondo.
Ci mise nel giardino dell’Eden perché ce ne prendessimo cura. Una volta traducevamo “Crescete, moltiplicatevi e dominate la terra”. Oggi ci siamo resi conto che, anche se involontariamente, con quella inesatta traduzione abbiamo offerto una copertura ideologica al folle saccheggio delle risorse della natura. Oggi traduciamo: “Crescete, moltiplicatevi, prendetevi cura della terra”, ma non alla maniera di colui che ebbe un solo talento e lo nascose sotto la pianta di cecio, bensì alla maniera di quelli che di talenti ne ebbero, dieci, o cinque, e li fecero fruttare.
Il mondo è un cumulo enorme di potenzialità, a tutti i livelli. “Costruire il mondo” vuol dire favorire l’emersione di tutte queste potenzialità, a cominciare da quelle che riguardano la persona, chiamata a cogliere la propria dignità infinita e a darsi il nome che solo essa merita: Figlio di Dio.
Questo è il nocciolo duro di un progetto-vita degno di questo nome. È questo che va chiaramente proposto al ragazzo che per sua fortuna alla scuola di catechismo non è diventato ateo, ma invece s’è fatto un’idea entusiasta, o almeno decente della vita cristiana. E accanto a questo compito fondamentale tanti altri ne fioriscono, tanti: altrettanti modi di “costruire il mondo”.
L’ideale è che da questa “opzione fondamentale” vengano unificati tutti i momenti della sua vita di adulto: dal lavoro alla famiglia, dal tempo libero all’impegno socio-politico, dall’incontro di preghiera allo sfacchinamento faticoso e gioioso in vista della festa patronale. Che la vita viva, a tutti i livelli! Perché Chi ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te.