Parliamo ancora una volta dei migranti. Ne siete stufi? Mi dispiace, ma è un problema che si ingigantisce di giorno in giorno e temo che fra mille anni ne parleranno i libri di storia, come oggi ancora si parla delle invasioni barbariche alla fine dell’Impero romano.
Vediamone un punto solo, che sembrerebbe essere il meno problematico: quello delle espulsioni. La legge (quella italiana, ma anche quelle degli altri paesi europei) dice che un extracomunitario, se commette reati, o è pericoloso per la pubblica sicurezza, o comunque non è in regola, deve essere espulso. Deve andarsene e se non lo fa deve essere accompagnato alla frontiera dalla forza pubblica.
Vi sembra facile? Di ordini di espulsione ne fioccano in continuazione, ma quasi nessuno viene realmente eseguito. Perché? Vediamo. Le frontiere terrestri dell’Italia sono la Francia, la Svizzera, l’Austria e la Slovenia. Tutti paesi amici, ma se accompagniamo fino alle loro frontiere uno straniero espulso, loro gentilmente ce lo rimandano indietro: il problema è nostro e non loro.
Cambia poco o nulla se si guarda alle frontiere marittime e aeree. Non si può caricare un espulso ruandese su un aereo diretto in Egitto o in Marocco; non lo accettano a bordo. Dovresti trovare (ammesso che esista) un aereo diretto proprio in Ruanda, ma bisogna che quello ci salga con le buone (mica si può chiuderlo dentro una cassa, come in certi vecchi film di spionaggio) e poi bisogna che il Ruanda lo riconosca come proprio cittadino e accetti di riceverlo.
Qualche volta funziona, ma moltissime altre volte no, perché se uno straniero è clandestino non vi è certezza sul suo nome e sulla sua nazionalità. Non si può fare neppure come sulle antiche navi corsare, che se scoprivano un abusivo lo calavano in una barchetta in mezzo all’oceano, con acqua e cibo per due giorni e gli dicevano addio.
Conclusione: possiamo espellere tutti gli stranieri che vogliamo, ma alla fine ce li teniamo lo stesso. Provate a fare una politica dell’immigrazione a queste condizioni.