“La Chiesa non è una roccaforte, ma una tenda capace di allargare il suo spazio e di dare accesso a tutti… La Chiesa, quella vera, non rifiuta nessuno. Una Chiesa selettiva, di puro sangue, non è la santa Madre Chiesa, ma piuttosto una setta”, ci ricorda con insistenza Papa Francesco.
In questo contesto ben si collocano, dopo l’Umbria Pride e la Giornata mondiale della famiglia, gli incontri che ho avuto recentemente con Stefano Bucaioni, presidente dell’associazione Omphalos di Perugia, e con il senatore Simone Pillon, che chiedeva chiarimenti in merito all’editoriale apparso su questo giornale la scorsa settimana. In un clima di reciproco cordiale ascolto e di dialogo schietto, abbiamo riletto insieme i recenti avvenimenti, condividendo la volontà di portare ciascuno il proprio specifico contributo all’edificazione di una società sempre più degna e rispettosa di ogni persona umana; e il desiderio di “uscire dalle paludi di una contrapposizione cieca” che non conduce da nessuna parte. Sono convinto che, fin quando non ci si conosce da vicino, si ha paura dell’altro. Conoscersi e dialogare non significa negare o nascondere le differenze, anche forti, che talvolta ci contraddistinguono. Ringrazio entrambi per la disponibilità manifestata, e nutro il desiderio e la speranza che il percorso di incontro e conoscenza ora iniziato possa continuare e portare frutti.
Tutti i credenti sono chiamati a “mostrare il volto dell’accoglienza, della compassione, e le braccia aperte di Gesù sulla croce”. La carta d’identità del cristiano è la misericordia: ciò non significa cambiare le regole morali, ma come afferma ancora il Papa “cancellare un moralismo rigido e pettegolo”. Come comunità cristiana vogliamo quindi essere aperti al dialogo e al confronto con tutti gli uomini e le donne di buona volontà.
Ancora sulla scia delle belle celebrazioni dell’Incontro mondiale, desidero rivolgere poi un saluto fraterno a tutte le famiglie, convinti come siamo che “la gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa” (Amoris laetitia, 1). Perciò è importante che gli sposi cristiani abbiano una chiara coscienza di essere protagonisti nella Chiesa e nella società di oggi e di domani. È una necessità che sgorga dallo stesso matrimonio che hanno celebrato, dal loro essere Chiesa domestica, dal ministero coniugale che li caratterizza; dal loro essere, come famiglia, la cellula originaria della società.
Tra le modalità – molte e differenziate – di vivere la missione sponsale tra credenti, quella fondamentale consiste nella vita coniugale-familiare vissuta cristianamente, secondo i diversi aspetti. In questa precisa prospettiva, sono affidate agli sposi una responsabilità e un compito storico nella società contemporanea, dove si fanno strada anche concezioni e forme familiari diversificate, talora contraddittorie e spesso riduttive.
Agli sposi cristiani spetta proporre, innanzitutto con la testimonianza della propria vita, una concezione e una forma di famiglia il cui fondamento sta nel matrimonio, quale unione stabile e fedele di un uomo e di una donna, fondata sull’amore coniugale, con tutte le sue note e caratteristiche, pubblicamente manifestata e riconosciuta e aperta al dono della vita. Come pure tocca a loro testimoniare a tutti che, anche in una società come la nostra, pur tra tante difficoltà e ostacoli, è possibile vivere in pienezza il matrimonio cristiano come esperienza piena di senso e come “buona notizia” per tutte le famiglie e per tutta la società.
+ Renato Boccardo
arcivescovo di Spoleto-Norcia,
presidente della Conferenza episcopale umbra