Torna alla ribalta un caso clamoroso, ma stavolta per inquadrare la prospettiva della possibile archiviazione, richiesta dalla difesa. Ancora una volta, infatti, suor Maria Celadon, superiora del monastero “Buon Gesù e Nostra Signora di Guadalupe” di via Perugina, ed altre due consorelle, a nome di tutta la comunità, hanno respinto qualsiasi accusa, compresa quella del furto di gioielli del valore di un milione di euro.
Nei giorni scorsi, di buon’ora, accompagnate dall’avvocato Ubaldo Minelli, hanno lasciato temporaneamente il luogo di clausura e di preghiera per essere ascoltate nella caserma della Compagnia carabinieri di Gubbio. Dinanzi al maresciallo Francesco Maledda, della sezione di Polizia giudiziaria del tribunale di Perugia, hanno ricostruito la vicenda scoppiata ormai quattro fa, sfociata in una denuncia alla magistratura da parte di due professe che lamentavano anche la mancata restituzione dei monili preziosi.
La decisione di acquisire ulteriormente la testimonianza delle religiose è legata alla archiviazione dell’intera vicenda sollecitata al pubblico ministero Mario Formisano dal legale di fiducia. Suor Maria Celadon e le consorelle hanno allontanato qualsiasi sospetto sul loro comportamento, confermando che i preziosi non sono mai stati né visti né presi in consegna, oltretutto in un luogo che fa della povertà lo stile di vita.
La vicenda – che all’epoca fece scalpore a causa di una grande enfasi mediatica – ruota intorno alla fuga, nella notte del 2 giugno 2008, di due novizie (Maria Soledad, spagnola, e Munoz Alicia, colombiana), insieme a suor Chiara (Maria de Jesus), che le aveva seguite durante il loro percorso. Alla fuga, decisa dopo il pronunciamento delle competenti autorità di non ritenere le due giovani adatte alla vita claustrale, era seguita la richiesta di ritornare in possesso del “tesoro”.
È stato l’inizio di un serrato confronto giudiziario, sfociato in un esposto alla magistratura da parte delle novizie e della loro “guida” spirituale. A seguire una memoria difensiva dell’avvocato Minelli con la quale, valutati gli atti, sollecitava addirittura l’archiviazione della denuncia, con il conforto di una serie di documenti. Tra cui una lettera con la quale il “trio” operava l’elenco analitico di tutte le cose di loro proprietà, e di cui chiedevano la restituzione: tra esse non figurava affatto la famosa scatola con gli altrettanto famosi gioielli dal valore milionario.
Verso l’archiviazione il caso dei gioielli
Clamore infondato attorno al monastero del Buon Gesù
AUTORE:
Giampiero Bedini