di don Saulo Scarabattoli
Dei Verbum, n. 6 – Le verità rivelate. “Con la divina rivelazione Dio volle manifestare e comunicare Se stesso e i decreti eterni della sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini, per renderli cioè partecipi di quei beni divini, che trascendono la comprensione della mente umana.
Il sacro Sinodo professa che Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell’umana ragione dalle cose create; insegna inoltre che va attribuito alla rivelazione divina il fatto che, tutto ciò che nelle cose divine non è di per sé impervio alla umana ragione, possa, anche nel presente stato del genere umano, essere conosciuto da tutti speditamente, con ferma certezza e senza mescolanza d’errore”.
Oggi invece di “parlare” io, mi piacerebbe “ascoltare”: ecco allora un teologo dei nostri giorni, e un antico Padre della Chiesa.
“Molte tradizioni religiose pongono l’uomo in relazione a colui che le nostre umane lingue designano con il nome di Dio, ma solo il cristianesimo confessa un Dio che vuole dare accesso alla propria intimità; e ciò è possibile solamente se gli uomini acconsentono a lasciarsi raggiungere nel loro spazio interiore e si dispongono a incontrare colui che, pur essendo di un’abissale profondità, si rende prossimo di ciascuno di loro, infinitamente più prossimo rispetto a quanto un essere umano possa esserlo di se stesso… Ora Dio non ha nulla da dirci rispetto ciò che l’ingegno umano potrebbe un giorno scoprire da se stesso. Egli non ha che una sola cosa da offrirci: Lui stesso, come nostro fine ultimo.”
(Christoph Theobald)
Solo quando l’uomo si fida di Dio, solo quando ha stabilito una relazione di amore con lui, solo allora può accogliere, con la ragione le cose che lui insegna, rivelando se stesso; e queste verità, sono via al cielo.
Ecco allora la nostra gratitudine, che possiamo manifestare nella vita e nella preghiera. E la preghiera più intensa per entrare in rapporto con lui, ce l’ha rivelata Gesù stesso.
San Cipriano (vescovo, martire nel 258) medita su questa preghiera del Padre nostro.
“I precetti del Vangelo sono certo insegnamenti divini, fondamenti su cui si edifica la speranza, sostegni che rafforzano la fede, alimenti che ristorano il cuore, timori che dirigono il cammino, aiuti per ottenere la salvezza. Istruiscono le menti docili dei credenti qui in terra e li conducono al regno dei cieli. Dio volle che molte cose fossero dette e ascoltate per mezzo dei profeti, i suoi servi. Ma immensamente più sublimi sono le realtà che comunica attraverso suo Figlio. Più incomparabili le cose che la parola di Dio, pur già presente nei profeti, proclama ora con la propria voce, e cioè non più comandando che gli si prepari la via, ma venendo gli stesso, aprendoci e mostrandoci il cammino da seguire. Così, mentre prima eravamo erranti, sconsiderati e ciechi nelle tenebre della morte, ora, illuminati dalla luce della grazia, possiamo battere la via della vita con la guida e l’aiuto del Signore. Egli fra gli altri salutari suoi ammonimenti e divini precetti, diede anche la norma della preghiera… Colui che ha dato la vita, ha insegnato anche a pregare”.
Le verità che sono insegnate all’umanità, e che la nostra ragione accetta, sono alla fine “via al Cielo”.