Dal 1962 al 1975, nel corso della guerra in Vietnam, i militari Usa utilizzarono su vasta scala un defoliante a base di diossina (TCDD) chiamato in codice “Agente Arancio”. Lo scopo era quello di produrre un disseccamento diffuso delle foreste in cui si nascondevano i Viet Cong. Si calcola che l’area sottoposta a questo trattamento sia di 4,5 milioni di ettari e che 3 milioni di vietnamiti sono stati colpiti a vari livelli dall’irrorazione della sostanza tossica. Ancora oggi si registrano le conseguenze del veleno sulla quarta generazione e alcuni neonati presentano menomazioni riconducibili a quella causa.
Nei giorni scorsi Tran To Nga, laureata in chimica, ex-partigiana del movimento di liberazione dei Viet Cong, ed ex-prigioniera, di 82 anni ha visto rigettarsi un ricorso contro le 24 aziende Usa che hanno prodotto l’“Agente Arancio”. “I produttori in questione godevano di immunità giuridica – si legge nella sentenza – , poiché avevano lavorato per un governo sovrano, quindi non erano perseguibili e non potevano rispondere della tragedia causata dal defoliante sulla popolazione vietnamita”.
Di fatto si tratta di un’arma biologica che è penetrata nei terreni, ha interessato le coltivazioni e si è diffusa attraverso il corso dei fiumi. Tran To Nga, vittima anche lei del veleno, ha raccolto prove a sufficienza della consapevolezza degli effetti da parte dei produttori. Da parte nostra auspichiamo che sia fatta giustizia e che per questo genere di disastri causati dall’uomo non vi sia mai prescrizione.