In una piazza San Pietro illuminata, esattamente come un anno fa, da migliaia di fiaccole accese, Papa Francesco ha pregato il 3 ottobre per il Sinodo ordinario sulla famiglia, che si apriva il giorno seguente, esortando i 270 Padri sinodali ad ascoltare la voce dello Spirito santo, altrimenti la Chiesa “diventa una semplice organizzazione”. Una Chiesa che sia “casa aperta” e accogliente per tutti coloro che, “provati dalla vita”, hanno il “cuore ferito”, “può rischiarare davvero la notte dell’uomo”, ha detto durante la veglia di preghiera organizzata dalla Cei: perché “ogni famiglia è sempre una luce, per quanto fioca, nel buio del mondo”. Il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha accolto il Papa dicendo: “Come Pastori, ci sentiamo in prima linea nella promozione della famiglia”. Francesco ha auspicato che il Sinodo “sappia ricondurre a un’immagine compiuta di uomo l’esperienza coniugale e familiare; riconosca, valorizzi e proponga quanto in essa c’è di bello, di buono e di santo; abbracci le situazioni di vulnerabilità, che la mettono alla prova: la povertà, la guerra, la malattia, il lutto, le relazioni ferite e sfilacciate da cui sgorgano disagi, risentimenti e rotture; ricordi a queste famiglie, come a tutte le famiglie, che il Vangelo rimane buona notizia da cui ripartire”. Infine ha esortato le migliaia di famiglie presenti a entrare, come Charles de Foucauld, “nel mistero della Famiglia di Nazaret, nella sua vita nascosta, feriale e comune, com’è quella della maggior parte delle nostre famiglie, con le loro pene e le loro semplici gioie”. Flavia Marcacci, del centro familiare Casa della Tenerezza di Perugia, ha raccontato l’esperienza della veglia di preghiera in un reportage (pubblicato sul sito www.firenze2015.it), descrivendola “delicata e profonda… si è innalzata al cielo, fatta di storie concrete e reali trasfigurate dalla presenza di Gesù”.