Valorizziamo la memoria e il patrimonio delle nostre chiese

Concluso il primo stralcio dell'inventariazione degli archivi storici diocesani

Negli ultimi mesi dell’anno 2000 è stato portato a compimento il primo stralcio del più complesso lavoro di inventariazione e riordino degli archivi storici della diocesi di Città di Castello, affidato dalla diocesi a personale specializzato e finanziato tramite un contributo del ministero per i Beni e le attività culturali. Questa prima fase del lavoro ha interessato mille pezzi di alcuni importanti fondi: confraternite, mensa vescovile, parrocchie, cappellanie, ospedali, confraternite, mons. Giovanni Muzi, vescovi. Al termine della schedatura del materiale è stato redatto un inventario per ciascun fondo: questi inventari costituiranno, a loro volta, la prima parte dell’inventario complessivo al quale si giungerà dopo il riordino dell’intero archivio. Gli archivi storici della diocesi di Città di Castello costituiscono uno dei maggiori archivi ecclesiastici dell’Umbria e, nel complesso, dell’intera Italia centrale. Per il futuro è stato chiesto un apposito finanziamento destinato al restauro di parte del materiale pergamenaceo dell’Archivio capitolare (uno dei fondi più cospicui e antichi degli archivi storici), mentre la disponibilità di ampi locali e di idonee scaffalature consentirà di accogliere gli archivi delle parrocchie per le quali non è possibile garantire una accurata tutela della documentazione storica. Fra gli archivi parrocchiali già depositati si segnalano quelli di San Giustino, Citerna e S. Michele Arcangelo di città. Il lavoro di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico diocesano è certamente un lavoro di tipo culturale, ma che assume anche un valore pastorale. Recentemente, il presidente dell’Associazione archivistica ecclesiastica, mons. Salvatore Palese, ha così definito il ruolo dell’archivista ecclesiastico: “il nostro lavoro, silenzioso e discreto, ma prezioso e fecondo, si pone dentro l’impegno pastorale delle nostre chiese locali e dentro la storia delle comunità cristiane; anche il nostro è un servizio ecclesiale: valorizzando la ‘memoria’ contribuiamo a che la missione delle nostre chiese si caratterizzi culturalmente e si inserisce negli sviluppi reali delle nostre popolazioni”. E questa nuova concezione del ruolo degli archivi è stata oggetto del XX Convegno degli archivisti ecclesiastici, dedicato al tema “Gli archivi ecclesiastici nella nuova pastorale dei beni culturali” (Catania, 21-24 settembre 1999). Negli ultimi anni, all’interno della Chiesa italiana, si è venuta formando una grande attenzione verso i beni culturali, archivi, biblioteche e musei: i musei e le biblioteche conservano le espressioni compiute dalla cultura cristiana così come si è venuta manifestando nel tempo, mentre i documenti degli archivi ne possono fare comprendere la loro origine e il loro farsi. Conservare le carte d’archivio, diceva papa Paolo VI in un celebre discorso del 1963, “vuol dire, di riflesso, avere il culto di Cristo, avere il senso della Chiesa, dare a noi stessi, dare a chi verrà la storia del passaggio di questa fase di ‘transitus Domini’ nel mondo”. L’importanza degli archivi diocesani, assieme a quelli generalizi e provinciali degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica, è stata recentemente riconosciuta anche dall’intesa fra la Conferenza episcopale italiana e lo Stato italiano. In tal senso, anche la diocesi di Città di Castello si sta attivamente impegnando, sia con il potenziamento del Museo capitolare, recentemente inaugurato, che con l’adeguamento alle esigenze degli studiosi della Biblioteca “Storti-Guerri” e degli archivi storici. In particolare, per quanto riguarda la biblioteca è in corso la revisione e l’informatizzazione della schedatura in collaborazione con l’Associazione delle biblioteche ecclesiastiche italiane (Abei). Per gli archivi è partito nello scorso settembre il progetto di inventariazione e riordino che, se sarà confermato il finanziamento statale, proseguirà nei prossimi anni. In tal modo si verrà a costituire un vero e proprio “polo culturale diocesano”, al quale sono stati destinati ampi locali, appositamente attrezzati, al piano primo e secondo del palazzo del Seminario vescovile.

AUTORE: Andrea Czortek