Caro don Verzini, un amico impegnato in parrocchia mi ha invitato a partecipare alla Veglia di Pentecoste dicendo che è importante quanto la Veglia pasquale. Ma da quando? Non mi pare che se ne parli molto…
M. R. – Perugia
Certamente ci stiamo avvicinando a un appuntamento importante dell’anno liturgico. Conclude il tempo pasquale celebrando la discesa dello Spirito santo, che non possiamo non “ricordare”. Per questo la Chiesa propone anche una celebrazione vigilare, con la possibilità di una proclamazione più abbondante della Parola di Dio.
Parlo di “possibilità” perché così viene indicata nel Messale romano , mentre la Veglia pasquale è parte integrante del Triduo e, come già diceva sant’Agostino, è “come madre di tutte le sante veglie e nella quale tutto il mondo veglia!” (Discorso 219).
Ciò però non significa che la veglia di Pentecoste non sia importante nella vita liturgica della comunità cristiana, anzi – insieme ovviamente alla Pasqua – la Pentecoste è la festa più importante dell’anno liturgico. Essa come alcune delle maggiori solennità cristiane trae origine dal retroterra in cui il cristianesimo si è sviluppato, ossia quello giudaico. Infatti “sette settimane” (cinquanta giorni) dopo la Pasqua gli ebrei celebravano e celebrano ancor oggi la festa delle Settimane, in origine festa della mietitura e dei primi frutti, cui si aggiunse più tardi il ricordo delgrande dono fatto da Dio al popolo ebraico, il dono della Torah sul monte Sinai.
Luca negli Atti degli apostoli , al capitolo 2 racconta che cinquanta giorni dopo la resurrezione di Gesù, “mentre i discepoli erano riuniti nel compiersi del giorno di Pentecoste” (la festa ebraica, evidentemente), lo Spirito santo scese sul quel gruppo e li colmò di se stesso, ed essi cominciarono a parlare in lingue diverse così che tutti potevano comprenderli. In questa solennità si ricorda la discesa dello Spirito e quindi l’inizio, in forza di questa persona della Trinità, della testimonianza cristiana dapprima presso Gerusalemme e i territori limitrofi, per poi arrivare in tutti i territori dell’Impero romano, il mondo allora conosciuto.
La discesa dello Spirito santo porta con sé la manifestazione piena della Trinità e rende il cristiano partecipe della comunione che lega Padre, Figlio e Spirito santo, “introducendo il mondo negli ‘ultimi tempi’, il tempo della Chiesa, il Regno già ereditato, ma non ancora compiuto” (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 732). Già Tertulliano, vissuto tra il II e III secolo, ci parla di una festa cristiana in onore dello Spirito santo.
Possiamo dunque comprendere tutta l’importanza di questa solennità e delle forme celebrative a essa connesse. Proprio la possibilità di celebrare questa festa non solo con la liturgia delle ore ed eucaristica propria della festa ma anche con una veglia propria, ci fa comprendere come la Pentecoste sia un “appuntamento” fondamentale dell’anno liturgico.