Nel corso del recente convegno di Assisi incentrato sulla ‘Riflessione di trenta anni di legge 194′(di cui La Voce ha già dato notizia), sono emerse indicazioni per renderla attuabile in ogni sua parte. Così, è stato sottolineato che l’obiezione di coscienza da parte dei sanitari nella pratica dell’aborto va mantenuta integralmente; che i consultori devono essere luoghi che tutelano la vita; che l’interruzione della gravidanza andrà effettuata in ambiente ospedaliero anche quando in Italia sarà operativo l’aborto chimico con l’introduzione della pillola abortiva RU486; che va bandito l’aborto selettivo; e che l’aborto terapeutico, sulla scorta delle recenti scoperte scientifiche, deve essere praticato prima della 21a settimana di gestazione. Qualcuno, seppure sommessamente ha auspicato che la donna prima di abortire guardi, mediante ecografia, il proprio figlio nella sua forma e nei suoi movimenti. Forse si ridurrebbe l’aborto del 50 per cento. Dopo pochi giorni dal meeting di Assisi, è stato lanciato l’appello della moratoria contro l’aborto, in assonanza a quella contro la pena di morte votata all’Onu. L’appello è stato lanciato da Giuliano Ferrara, direttore del quotidiano Il Foglio. Sorpresa c’è stata anche per l’immediata accettazione dell’iniziativa da parte di molte componenti politiche, laiche e cattoliche, e semplici cittadini che hanno trovato nella moratoria dell’aborto una voce da tempo repressa. È stato un sasso lanciato in un stagno di scomode accettazioni, di cui ben pochi però sono stati in grado di smuovere le acque. La richiesta della moratoria sull’aborto che cosa significa e dove dovrebbe condurre? Alla revisione della legge 194, o, se si vuole evitare il cammino parlamentare, alla stesura di linee-guida che rendano obbligatoriamente più aderenti allo spirito della medesima legge le varie fasi di assistenza alla donna in gravidanza. Considerato che nell’articolo 1 di detta legge è previsto che lo Stato ‘riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio’, l’applicazione piena della legge sarebbe un primo passo a favore della vita, come indicato in vari punti anche dal sopra citato convegno di Assisi. Tra i punti toccati, due le priorità: ridisegnare il ruolo del consultorio, che può avvalersi ‘della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita’. Al consultorio si assegna inoltre, nell’art. 5, il compito di ‘rimuovere le cause che conducono la donna all’aborto, di promuovere ogni intervento atto a sostenerla, sia durante la gravidanza che durante il parto’. In Italia i consultori gestiti da volontari hanno salvato 83 mila vite in trent’anni. Non ci sono dati sui risultati salva-vita dei consultori pubblici. Un altro aspetto concreto da far rispettare mediante la moratoria è l’obbligatorietà dell’interruzione gravidica in ambiente ospedaliero, messa in discussione dalla tecnica dell’aborto chimico praticato con la pillola RU486, prossimamente disponibile anche nel nostro Paese. Anche l’Associazione medici cattolici (Amci) di Perugia, come altre sedi nazionali, ha aderito all’appello per la moratoria anti aborto. Il contributo di altre associazioni renderà più incisiva l’iniziativa e darà certezza di aneliti di vita a persone che lo desiderano. Intanto la moratoria sta per approdare al Parlamento europeo.
Va rivisto il ruolo dei consultori
L'associazione Medici cattolici sostiene la moratoria contro l'aborto
AUTORE:
Mario Timio