“Deporre le armi”: con queste parole che assomigliano a una richiesta di tregua tra due Paesi in conflitto, il card. Tarcisio Bertone ha invitato la politica italiana ad abbandonare l’aspra contrapposizione fra gli schieramenti per affrontare “con intelligenza” i gravi problemi economici e sociali che affliggono l’Italia. L’invito del Segretario di Stato vaticano è stato rivolto in occasione della messa solenne celebrata domenica 22 novembre ad Assisi per il decennale della riapertura della basilica di San Francesco, ferita nel 1997 dal sisma. L’esempio di quel restauro – realizzato in poco più in due anni con il coinvolgimento dei migliori progettisti e con un sostegno autentico dello Stato che evitò paralisi burocratiche tipiche di questi interventi – ha costituito un esempio di come possano essere impiegate le intelligenze del Paese. Quelle qualità servono alla società italiana – ha osservato il card. Bertone – per affrontare la povertà e le sofferenze di tante famiglie e lavoratori, che vivono il dramma della disoccupazione o il rischio di perdere il lavoro da un momento all’altro. Il “braccio destro” di Benedetto XVI ha parlato dei problemi dell’Abruzzo terremotato dove servono “realtà e non solo parole”, della necessità di “onorare le promesse fatte dal Governo” durante il G8 e attraverso incontri in Vaticano, rimarcando, però, come alla base di tutto ci debba essere “la pacificazione sociale con la ricostruzione di un tessuto della convivenza pacifica, della solidarietà, della comunità. È un problema che riguarda tutti, anche i media. Solo uniti possiamo affrontare i gravi problemi socio-politici sul tappeto”. Il card. Bertone ha inoltre espresso la propria vicinanza al “grido di sofferenza” espresso, proprio durante la messa, dal vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino a nome dei tanti lavoratori e delle tante famiglie che vivono in ansia per la possibile chiusura della Merloni (una delegazione di operai era presente alla messa applaudendo a lungo le parole di solidarietà). Nella chiesa il Vescovo ha detto al porporato che “la sua presenza in Assisi cade in un momento di ansia per la sorte di migliaia di lavoratori della diocesi e della regione. La prospettiva che a breve possano chiudere i battenti grandi stabilimenti industriali come la Merloni è una tragedia annunciata per tante famiglie. Incontrando più volte i lavoratori, ho visto volti di padri, mamme e bambini velati di tristezza e forse di disperazione. Porto a lei e al Santo Padre il grido di questi operai e di queste nostre famiglie, nella speranza che l’economia e la politica, a livello regionale e nazionale, spinte anche dalla forza della preghiera e della solidarietà, facciano tutto il possibile per scongiurare tanta sofferenza”. Il Cardinale ha sottolineato che “il Papa non ha la bacchetta magica, anche se viene messo a conoscenza delle sofferenze sociali” ricordando che la crisi della Merloni è simile “a quanto sta avvenendo nella mia provincia di Torino, proprio attorno al mio paese, all’ex stabilimento dell’Olivetti. Cerchiamo di stimolare sia gli imprenditori, per quello che possono dare, sia le autorità politiche a prendere in considerazione anche una riconversione delle produzioni”. Sulla crisi è intervenuto anche padre Giuseppe Piemontese, custode del Sacro Convento. “Occorrono soluzioni concrete – ha osservato -, non solo parole, alla grave crisi economica che colpisce l’Umbria e tutta Italia”.
Va “restaurata” l’economia umbra
Dalla basilica di S. Francesco di Assisi un forte appello per una soluzione del caso Merloni
AUTORE:
Romano Carloni