Diversi commentatori continuano a sostenere che una parte di colpa dell’aggressione all’Ucraina spetta ai Paesi occidentali, Stati Uniti in testa. Addebitano loro di avere isolato e “umiliato” la Russia, come nel 1919 le potenze vincitrici della Prima guerra mondiale avevano fatto con la Germania, e così avevano acceso la miccia che avrebbe fatto scoppiare, dopo venti anni, la seconda. Questa narrazione è puramente di fantasia. La Russia non è stata sconfitta in nessuna guerra (neppure quella fredda) e nessuno le ha imposto nulla. Il ferreo sistema di potere creato da Lenin e Stalin non è crollato per effetto di una guerra perduta o di una rivoluzione interna, ma perché lo hanno deciso i suoi ultimi titolari, in particolare l’allora capo supremo del Pcus, Gorbacev, con il consenso generale della popolazione. L’Unione Sovietica, questa enorme superpotenza, si è sciolta per una decisione collettiva dei capi delle 15 Repubbliche federate che la componevano: Russia, Ucraina, Bielorussia e le altre.
Nessuno da fuori lo aveva chiesto né tanto meno imposto. L’ispiratore era stato Boris Eltsin, in quel momento presidente della Repubblica federativa russa (quella di cui è ora presidente Putin); che in questo modo ha tolto di mezzo Gorbacev, rimasto per un giorno presidente nominale di un’Urss che non esisteva più. Se c’erano problemi di rettifiche di confini fra le ex Repubbliche sovietiche divenute Stati indipendenti come fra la Russia e l’Ucraina -, era quello il momento in cui se ne doveva discutere.
Ma tutti avevano fretta di far scomparire l’Urss e la bandiera rossa, e non ne parlarono. Non è stato l’Occidente a sobillare gli ucraini contro Mosca. A Eltsin stava a cuore solo una cosa: farsi riconoscere dal mondo come il nuovo occupante del seggio all’Ou – con incorporato diritto di veto – che era stato creato per Stalin e l’Urss. Più tardi, a Putin è venuta la voglia di rimettere insieme i pezzi dell’antico impero russo, ma quelli non hanno intenzione di starci. Almeno in questo caso, l’America e l’Europa non hanno colpe.