Si rimane sorpresi che tutto il clamore contro Benedetto XVI sia scaturito da una pacata, lunga e sottile e dotta lezione accademica tenuta in università, destinata agli studiosi di filosofia e teologia. Si deve tuttavia prendere atto che Ratzinger non è più il professore che era, ma il Papa che è, e di lui i mass media catturano ogni minima espressione di pensiero. Il mondo islamico integralista ha reagito alle parole con slogan e dichiarazioni piene di odio. A quali parole? Si vada a rileggerle. Sono, sì, parole dure di critica nei confronti delle cose ‘cattive e disumane’ introdotte dal Profeta dei musulmani, Muhammad. Ma sono pronunziate dall’imperatore bizantino Manuele II durante un lungo colloquio con un dotto persiano tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo. Parole citate per avviare una dissertazione sulla necessità di evitare la violenza per la diffusione della fede e, quindi, come esempio da non seguire perché contrario a una religione compatibile con la ragione umana. Non sarà fuori luogo ricordare che, cinquant’anni dopo queste dichiarazioni dell’imperatore, Costantinopoli venne conquistata da Maometto II (1453). La violenza, sostiene il saggio imperatore, è contraria a Dio e all’anima. Ratzinger concorda e aggiunge che le religioni, nella loro vera essenza e natura, non producono violenza, ma amore a Dio, comprensione e collaborazione tra gli uomini. Se vi sono forme di violenza giustificate religiosamente ciò avviene per un uso improprio della religione. ‘Le manifestazioni di violenza non possono attribuirsi alla religione in quanto tale – ha affermato il Papa nel messaggio ai partecipanti al convegno di Assisi per il ventesimo anniversario dell’incontro delle religioni per la pace del 1986 – ma ai limiti culturali con cui essa viene vissuta e si sviluppa nel tempo’. ‘Di fatto – ha aggiunto – testimonianze dell’intimo legame esistente tra il rapporto con Dio e l’etica dell’amore si registrano in tutte le grandi tradizioni religiose’. Coloro che hanno favorito la grottesca interpretazione dell’offesa alla fede musulmana e al suo Profeta, hanno perduto l’occasione storica di favorire la crescita della comprensione tra i popoli e le religioni. Il Papa sa quali sfide corre, con il secolarismo globale incalzante, la fede religiosa di tutte le grandi tradizioni di fede del mondo senza eccezione e per questo tende loro una mano, per aiutarle a scoprire la via della ragionevolezza, quella appunto che rifiuta la violenza come contraria all’onore verso Dio e al bene degli uomini. Papa Ratzinger ha forse ritenuto che fosse giunto il tempo in cui, per dialogare con il mondo, la Chiesa non debba fare continua autocensura onde evitare minacce e ricatti. Ha ritenuto il mondo intellettuale maturo per non dover ripetere solo cose ovvie e salamelecchi di maniera. La verità non offende nessuno. La Chiesa cattolica, d’altra parte, ha fatto i propri conti con la verità della sua storia e non ha temuto anche di chiedere perdono per colpe commesse in passato da alcuni dei suoi membri. Ratzinger conclude la sua lezione con l’invito al dialogo, alla luce del logos. Questo invito era il messaggio che i mass media avrebbero dovuto diffondere se fossero, come dovrebbero essere, strumenti di pace nel rispetto della verità.
Un’occasione perduta
AUTORE:
Elio Bromuri