“Vi ringrazio per questo momento di preghiera. Ho appena perso sette dei miei cari” dice un giovane profugo africano, con una croce scintillante al collo, alzandosi in piedi. Poi l’emozione gli impedisce di proseguire, e ricade seduto a testa bassa. È uno degli attimi più intensi dell’incontro di preghiera e condivisione tenutosi sabato 25 aprile all’Ostello di via Bontempi a Perugia. A organizzarlo, all’indomani dell’ultima grande tragedia nel Mediterraneo, sono stati l’Arci – nella persona di Patrizia China – e don Elio Bromuri, direttore dell’ostello, presente l’imam di Perugia, Abdel Qader. “Un’iniziativa – ha detto don Elio introducendola – nata dalla base della società”.
La biblioteca dell’ostello era zeppa di persone, tra cui decine di giovani profughi arrivati da diversi Paesi dell’Africa, ragazzi e ragazze, per metà musulmani e per metà cristiani. Accolti a Perugia, stanno seguendo un corso di lingua italiana a cura della prof.ssa China. “Per puro caso – ha proseguito il direttore – l’incontro cade nel 70° anniversario della Liberazione. È una festa che intende esaltare il valori della Resistenza. Nel linguaggio cristiano, in particolare in quello del grande martire evangelico tedesco Dietrich Bonhoeffer, ‘resistenza’ ha il significato di opposizione al male. Egli affermava che si deve lottare contro il male; e resistere, con mezzi opportuni e leciti; e poi arrendersi alla volontà di Dio”. Passando quindi alle stragi di migranti in mare: “Il Libro sacro ci dice che il vero abisso è il cuore dell’uomo… Gli uomini si scontrano tra loro, ritenendo ognuno di saperne più dell’altro, e si fanno lotte feroci, disperdendo risorse, perdendo tempo prezioso, creando contrasti e scatenando violenze. Ci domandiamo: ‘Ma tu, Signore, dove sei? Chi sei? Cosa dici? Cosa fai per noi?’. Ed Egli risponde: ‘Sono qui con te! Ma tu non ascolti e non fai quello che ti ho comandato di compiere per il tuo bene’. Da questa parola, e dalle nostre domande, nasce la nostra preghiera”.
Sulla stessa linea l’intervento di Abdel Qader, che ha parlato dal cuore, da imam, leggendo il presente alla luce degli insegnamenti del Corano. “Fin da Caino – ha detto – l’umanità ha scelto la via del male, dell’uccisione del fratello, lasciando un cattivo esempio che continua a essere seguito fino a oggi”. L’avidità di “chi ha” provoca povertà, indifferenza, guerre. Ma Allah ha offerto a tutti gli uomini la luce: “Se gli ebrei seguissero i Comandamenti, i cristiani il Vangelo, e i musulmani il Corano, il mondo sarebbe diverso!”. Ha quindi esortato gli immigrati musulmani presenti a non cedere alle lusinghe della malavita solo per la “fretta di diventare qualcuno. Siate grati ad Allah e a tutte le persone che vi aiutano, a cominciare dalla Caritas”. La sua voce che pregava in arabo, cantilenando benedizioni ritmiche, ha offerto la più bella colonna sonora dell’evento.