La Giornata di riflessione ebraico-cristiana – fissata stabilmente il 17 gennaio – non poteva svolgersi in una cornice più significativa della sala della Conciliazione del Comune di Assisi, che ricorda eventi di conciliazione civile e religiosa e che per l’occasione era gremita. Sono intervenuti all’incontro il rabbino Jack Bemporad e padre Giulio Michelini ofm per esporre il significato del secondo Comandamento (per gli ebrei ‘la terza Parola’): ‘Non pronunziare il nome del Signore Dio tuo invano’. Il sindaco di Assisi Claudio Ricci, nel saluto iniziale, ha ricordato il valore del dialogo, mentre il vescovo mons. Domenico Sorrentino, assente per inderogabili impegni, ha inviato una lettera stupenda, nella quale ha presentato il rapporto dei cristiani con l’ebraismo, che affonda in radici comuni, come una via per comprendere meglio il disegno di Dio e lo stesso mistero di Cristo. Anche la storia – ha continuato il Vescovo – ci sospinge a superare incomprensioni del passato e a costruire un futuro di pace. Su questa linea – ha proseguito – si pone Assisi che acquistò tante benemerenze agli occchi di Israele nell’ultima Guerra mondiale. Il tema della Giornata è stato illustrato da padre Michelini, docente di Sacra Scrittura all’Istituto teologico di Assisi, e dal rabbino Bemporad. I due relatori hanno spiegato con profondità e chiarezza il senso delle parole bibliche, soprattutto il significato del Nome santo di Dio, Nome impronunciabile, perché Dio è l’Altissimo e perché dare il nome alla persona significa possederla. I relatori si sono soffermati a spiegare come oggi venga nominato Dio ‘invano’, cioè senza verità, senza rispetto, con ipocrisia e superstizione. Il Nome fu pronunziato anche dal Faraone e da Hitler. Dopo le due dotte e interessanti relazioni, c’è stato uno scambio di interventi da parte del pubblico. Il rabbino ha suscitato nei presenti il senso della grandezza e della trascendenza di Dio. L’incontro si è aperto con la recita del Salmo 113, il cui ritornello è stato ripetuto in ebraico, mentre si è chiuso con il canto del Padre nostro, preghiera condivisa anche dagli ebrei.