Il matrimonio è sempre più fragile. I divorzi ne sono un triste indice. In Umbria se ne sono registrati 611 nel 2005. Segnavano la fine di un matrimonio che nel 19% dei casi è durato meno di 9 anni e nel 32% più di 19 anni. L’80,9% dei divorzi è relativo a matrimoni celebrati con rito religioso, che sono anche la maggioranza dei matrimoni celebrati. Le separazioni, più numerose, arrivano prima: il 19,4 % è richiesta da coppie con meno di cinque anni di matrimonio alle spalle. Il lavoro del Tribunale ecclesiastico regionale umbro si svolge in questo quadro generale, ma è profondamente diverso dal lavoro di un giudice civile. In questo Tribunale ci si occupa solamente dei matrimoni celebrati con rito religioso e non si ‘scioglie ciò che Dio ha unito’. L’indagine dei giudici è rivolta ad accertare se il matrimonio è stato validamente celebrato oppure no. Chiedere la verifica, e quindi il giudizio di nullità del matrimonio, è il passo necessario per quanti non si accontentano di una sentenza di divorzio, che consente un nuovo matrimonio civile ma non la celebrazione di un secondo sacramento. Chi, per ragioni di fede, desidera potersi unire in un secondo matrimonio rimanendo in comunione con la Chiesa, può farlo soltanto se il primo matrimonio dovesse risultare ‘nullo’, ovvero non esistente. In tal caso il secondo matrimonio religioso in realtà sarebbe il primo validamente celebrato. La prossima settimana il Tribunale ecclesiastico regionale celebra l’inaugurazione dell’Anno giudiziario: un’occasione per fare il punto sul lavoro del Tribunale stesso. Ogni volta la relazione del vicario giudiziale, mons. Pierluigi Rosa, offre, però, dei dati interessanti per coloro che si occupano, e preoccupano, della ‘salute’ delle coppie unite in matrimonio, in Chiesa. Una prima osservazione sui dati è che ‘negli ultimi due anni sono diminuite le cause con esito positivo e sono diminuite anche le nuove cause. Le ragioni possono essere due, commenta Enrico Solinas, il primo laico da cinque anni giudice del Tribunale. E spiega che da un lato pesa l’idea che per una causa occorra spendere molti soldi. ‘Ci sono stati casi reali, – spiega – dovuti però alle parcelle di avvocati che probabilmente non rispettavano il tariffario approvato dalla Conferenza episcopale italiana’, ma in realtà il costo è piuttosto prevedibile e può anche essere nullo in quanto è previsto il ‘Patrono d’ufficio’ per gli indigenti’. L’altra ragione, interna al tribunale, è che ‘si è sempre più affermato il ruolo del ‘Patrono stabile’ al quale chiunque sia interessato può rivolgersi per avere una valutazione previa della situazione, ed è evidente che il Patrono stabile non ha interesse, che può avere un avvocato esterno, ad introdurre cause che non hanno possibilità di essere accolte’. L’altra osservazione è sulle cause di nullità. Qui è confermata la tendenza degli ultimi anni che registra nella ‘incapacità’ di uno o di entrambi i coniugi ad assumere o ottemperare agli obblighi coniugali il più alto numero di capi di nullità che portano a riconoscere il sacramento come mai validamente celebrato. Dati sui quali la relazione del Vicario giudiziale porterà maggiori particolari. Apertura dell’Anno giudiziarioL’inaugurazione dell’anno giudiziario al Tribunale ecclesiastico umbro si terrà il 13 maggio a partire dalle ore 9.30. Dopo la messa nella cappella del Seminario arcivescovile, ci si sposterà nell’aula magna del Tribunale, alle logge di San Lorenzo (piazza IV Novembre). Questi gli interventi: saluto di mons. Chiaretti; relazione dell’attività del Tribunale nel 2007, a cura del vicario giudiziale mons. Pierluigi Rosa; presentazione del volume ‘L’Ostpolitik della Santa Sede’ del canonista Giovanni Barberini; prolusione di mons. Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi.
Unioni fragili
Il ruolo del Tribunale ecclesiastico tra divorzi, separazioni e cause di nullità. La prossima settimana l'inaugurazione dell'Anno giudiziario
AUTORE:
Maria Rita Valli