“La notte di Pentecoste, dopo quella di Pasqua, è la più importante di tutto l’Anno liturgico, perché in questa notte ricordiamo la discesa dello Spirito Santo, che è già presente nel mondo e nella storia degli uomini ancor prima di Gesù. Soprattutto dopo la morte e la risurrezione del Figlio di Dio, lo Spirito Santo è il grande protagonista della storia della Chiesa e dell’umanità. Ogni volta che noi l’invochiamo, anche nella nostra preghiera personale e non soltanto in questo momento così solenne della notte di Pentecoste o della celebrazione del sacramento della Cresima, lo Spirito discende su di noi e ci dà quella forza per vivere da figli di Dio; ci dà quella capacità di rispettare in noi stessi e negli altri la dignità dei figli di Dio”.
Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’inizio dell’omelia della Veglia di Pentecoste in una gremita cattedrale di San Lorenzo in Perugia, sabato 23 maggio. La Veglia, per intenzione di papa Francesco, è stata dedicata al ricordo dei cristiani martiri nel mondo.
“Questa notte celebriamo anche il ricordo di tanti fratelli martiri di tutte le confessioni cristiane, perché quando ti uccidono – ha commentato il cardinale – non ti domandano se sei cattolico, ortodosso, copto, protestante, … Non gli importa niente, ti uccidono perché sei di Cristo. Ma questo è anche il momento della nostra forza, come dice Gesù, perché sarà proprio in quel momento che, anche se vi dovesse capitare il martirio, voi mi darete la vostra testimonianza e potranno anche uccidere il vostro corpo, ma nessuno può fare qualche cosa contro di voi perché voi siete di Cristo”.
“Mi torna sempre in mente – ha proseguito il porporato – l’episodio di una mamma irachena di famiglia cristiana, che le avevano ucciso un figlio. La donna, rispondendo alla domanda di un altro figlio – ‘che cosa faresti se incontrassi per strada colui che ha ucciso mio fratello?’ -, disse: ‘lo lo perdonerei, perché l’ho già perdonato e poi l’inviterei in casa e gli direi: tu hai creduto di farci del male, ma di fatto tu hai aiutato mio figlio ad andare in Paradiso’. Questa è la fede dei cristiani, questa è la testimonianza dei cristiani, questa è la forza dei cristiani che viene dallo Spirito”.
“Per chi crede nello Spirito Santo – ha evidenziato il cardinale – non esistono mai situazioni senza ritorno, perché lo Spirito alimenta in noi la speranza e in questo senso il cristiano è sempre ottimista. Come dicevo prima, ti potranno anche togliere la vita, ma non ti toglieranno mai la parte più vera, più profonda di te stesso, che è la tua coscienza, il tuo spirito, la tua capacità di amare e di donarti”.
E’ stata una Veglia di preghiera, promossa dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, che ha visto anche la toccante testimonianza di una giovane universitaria “cristiana palestinese araba”. Così si è definita Eliana di Betlemme, che studia Economia aziendale a Perugia, nel prendere la parola al termine della Veglia di Pentecoste, durante la quale il cardinale Bassetti ha impartito il sacramento della Cresima a diciannove adulti, tra i quali diversi giovani universitari che ha conosciuto personalmente anche attraverso alcune loro lettere.
“La nostra unica ‘arma’ è la preghiera”
Eliana ha raccontato la sua storia, quella di tanti cristiani di Terra Santa che ogni giorno che riescono a trascorrere con non poche privazioni e sofferenze ringraziano il Signore. È proprio la fede che li sostiene nella vita quotidiana, aiutandoli a proteggere i luoghi Santi e a non abbandonarli.
Ha parlato del costante esodo dei cristiani dalla Palestina, dove oggi sono appena l’uno per cento della popolazione, perché vittime di una guerra infinita tra palestinesi e israeliani. Ma lei, una volta terminati gli studi, ritornerà in Palestina perché prova dolore al pensiero che un giorno nessuno resterà a proteggere i luoghi in cui nacque Gesù, anche se è duro viverci. Il muro, costruito dagli israeliani, impedisce anche ai cristiani di muoversi liberamente da una località all’altra. Ad esempio, Eliana non può andare a pregare a Gerusalemme o a Nazareth e questo le fa molto male, ma non si dispera perché ha fede, una fede che ha vissuto fin da piccola.
La giovane palestinese ha chiesto “tante preghiere per i cristiani che soffrono in Terra Santa e in tutto il mondo. La nostra unica ‘arma’ – ha detto con voce commossa – è la preghiera. Ci possono togliere la libertà, ma non la fede”. Ha anche ricordato quanto i cristiani di Terra Santa sono impegnati per costruire la pace, ma, essendo una piccola minoranza, non hanno voce. Al riguardo, ha fatto un appello: “state vicino ai cristiani che soffrono, perché oggi gridano e hanno bisogno del vostro ascolto. Noi cristiani dobbiamo essere uniti, perché un domani altri fratelli possono trovarsi nella nostra situazione”.
Cinquanta lumini in segno di “Solidarietà con i cristiani perseguitati nel mondo”
La Veglia di Pentecoste in San Lorenzo ha avuto un forte significato ecumenico nel pregare per tutti i cristiani perseguitati, vissuta con la comunità ortodossa romena e recitando il Padre Nostro anche in arabo. Si è poi conclusa con l’accensione di cinquanta lumini, quanti sono i Paesi dove i cristiani soffrono e sono in pericolo di vita per la loro fede, collocati all’esterno della cattedrale sotto un lungo striscione bianco con scritto in rosso: “Solidarietà con i cristiani perseguitati nel mondo”.