Il viaggio è compiuto, il Papa è tornato nella sua sede, la Santa Sede, la cattedra che sta sopra al mondo, ma non fuori del mondo. Benedetto XVI ha dichiarato di voler abbracciare l’Africa tutta intera, anche se ha limitato la visita a due città, Yaoundé nel Camerun e Luanda in Angola. Un pellegrinaggio importante e impegnativo, per il quale si è invocata Maria, madre e regina dell’Africa. Il viaggio era iniziato tra le polemiche della stampa internazionale, ma si è concluso tra il plauso generale non solo per l’entusiasmo con cui il Pontefice è stato accolto, ma per la forza, la novità e il coraggio dei messaggi proclamati con grande chiarezza da Benedetto XVI. È andato a portare ‘Cristo e la buona novella della sua croce, mistero di amore supremo, di amore divino che vince ogni umana resistenza e rende possibile persino il perdono e l’amore per i nemici’. Non è andato con pretese politiche o ideologiche. Ma nel Vangelo ha trovato la chiave per denunciare le guerre fratricide, il colonialismo comunque camuffato, lo sfruttamento, la stregoneria e la superstizione, e difendere la giustizia sociale, l’uguale dignità di uomini e donne, e tutti quei valori di cui il Continente (come gli altri quattro) ha bisogno per il benessere e la pace. Le folle hanno capito, manifestando un entusiasmo persino eccessivo, che ha causato purtroppo la morte di due ragazze angolane, a causa della calca che si è formata allo stadio per l’incontro dei giovani. È bene ricordare che il Papa è andato a consegnare idealmente ai vescovi lo ‘strumento di lavoro’ della seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, che avrà luogo in ottobre in Vaticano; e quindi per dare avvio ad un lavoro pastorale rivolto ad assecondare e governare l’attuale grande dinamismo delle Chiese africane. La scelta dell’Angola, oltre al Camerun, è stata determinata, in particolare, dal fatto che è un Paese che dopo una lunga guerra interna ha ritrovato la pace, e ora è chiamato a ricostruirsi nella giustizia, come ha specificato lo stesso Ratzinger. Molti Paesi africani hanno bisogno di intraprendere la via della riconciliazione e del perdono per un futuro di pace, tramite il superamento di rivalità tra nazioni e ad esse interne. Il Papa è rientrato dall’Angola lunedì 23 marzo. Il giorno prima era impegnato nella celebrazione eucaristica nella spianata di Cimangola a Luanda, con più di un milione di persone, dove ha rivolto all’intero popolo dell’Angola ‘un messaggio di speranza senza limiti’, in modo di fare dell’Africa il Continente della speranza. ‘Guardate al futuro con speranza, confidate nelle promesse di Dio e vivete nella Sua verità’: sono le tre consegne che Benedetto XVI ha rivolto il 22 marzo al popolo dell’Angola e dell’Africa meridionale, nella messa con i vescovi dell’Interregional Meeting of Bishops of Southern Africa (l’organismo che riunisce i vescovi dell’Africa meridionale), per costruire ‘qualcosa destinato a perdurare’ e lasciare ‘alle generazioni future un’eredità durevole di riconciliazione, di giustizia e di pace’.