Nell’interessante Convegno tenuto per iniziativa della Ceu ad Assisi sulla “Custodia dell’umano”, più di un intervento ha messo a fuoco la condizione della società attuale in termini di “slegamento”. Una società in cui le relazioni si sono indebolite, a partire dalla cellula fondamentale che è la famiglia. Il discorso mi ha riportato alla mente analoghe considerazioni emerse nella recente Settimana sociale di Torino sul tema della famiglia. In quella occasione io stesso misi a disposizione dei convegnisti una scheda che riassumeva il pensiero del beato Giuseppe Toniolo su famiglia, Stato e società. Ritengo infatti che il pensiero del grande economista-sociologo aiuti a capire le radici di questo fenomeno di “slegamento” che sta sotto i nostri occhi. Non c’è dubbio che sia frutto di molteplici fattori. Basti pensare alle condizioni dell’economia nell’epoca del mercato globale, alla mobilità sociale e culturale, alla fatica sempre più grande di fare opzioni definitive nel grande emporio dell’effimero. Tutte cose che giocano a sfavore dei legami sociali e destabilizzano in particolare la famiglia. Il Toniolo amava andare su questi fattori propriamente sociologici per additarne la radice nella cultura dell’individualismo.
Un processo culturale che, a suo giudizio, si era innescato nei secoli in cui, tra Medioevo e modernità, si affermò quel grande movimento di riscoperta dell’individualità umana che fu l’Umanesimo. Esso si trovò subito a un bivio. La strada più naturale sarebbe stata allearsi alla prospettiva cristiana, che è di per sé profondamente “umanistica”, a partire dal fatto che il volto di Dio disegnato dal Vangelo è quello di un Dio che addirittura, nel suo Figlio, si fa uomo. È la teologia del Natale. Un umanesimo illuminato dal Natale non scade mai nell’individualismo, perché, radica la persona umana nel mistero del Dio Amore e la apre a relazioni di amore verso le altre persone. Ne nasce la visione di una umanità-famiglia e a misura di famiglia. Un umanesimo che, di sua natura, resiste alle tendenze di slegamento, di frantumazione, di chiusura, e spinge al rafforzamento dei legami sociali. Purtroppo, la cultura umanistica si è alleata sempre di più a visioni filosofiche lontane dalla fede. Dio è sembrato il concorrente dell’uomo. Ne è scaturito un concetto di uomo che taglia i ponti non solo con Dio, ma con i suoi simili, e finisce per rivendicare solo i suoi diritti individuali, talvolta diritti “presunti”, dimenticando il carattere relazionale che è insito nella persona umana. Una cultura individualistica fa semplicemente il gioco di tutte quelle forze della società e dell’economia, che mirano a costruire equilibri di potere e a perseguire interessi senza per nulla tener conto della dignità di ogni essere umano. Gli individui sono semplici numeri da utilizzare per il funzionamento dell’ingranaggio sociale. Quello che il Toniolo denunciava oltre un secolo fa ha sapore profetico. L’individualismo è un verme roditore. A rischio sono la dignità umana, anzi il senso stesso dell’uomo. Il compito di ritessere i legami, lavorando per una cultura della solidarietà, o – per dirla con Papa Francesco – per una cultura dell’incontro, è una sfida che dobbiamo raccogliere. Vale per tutti gli uomini di buona volontà. Vale in particolare per noi credenti: il Bimbo divino che contempliamo nella grotta di Betlemme getta un ponte tra Dio e l’uomo, ma anche tra tutti gli esseri umani. Ritessere i legami è la consegna del Natale. Naturalmente, se non ce lo lasciamo “scippare” dalla cultura di Babbo Natale.