In coda alle vacanze abbiamo trovato l’occasione di un incontro fraterno tra tutti quelli che collaborano per la realizzazione di questo giornale. Erano presenti i collaboratori, tra cui i ‘senior’ don Angelo Fanucci e Giancarlo Scoccia accanto ai più giovani, la redazione centrale, gli impiegati dell’amministrazione, insomma tutta la squadra che ogni settimana per 48 volte l’anno scende in campo per fare il suo lavoro, si può dire anche la sua battaglia culturale. Non è infatti un giornale di semplice cronaca ma di impostazione di temi e problemi, portatore di una visione del mondo e della storia che lo qualifica fin dalla sua origine. Erano presenti anche due vescovi, anzi arcivescovi, Giuseppe Chiaretti e Riccardo Fontana. La loro non è stata una presenza di cortesia o per dare una benedizione, ma hanno avuto un ruolo importante per le riflessioni che hanno offerto al gruppo sugli orientamenti attuali della cultura e della comunicazione sociale, e sull’importante e delicato ruolo che i mass media svolgono nella formazione dell’opinione pubblica e della coscienza collettiva. La Voce, ha ricordato il direttore mons. Elio Bromuri, può contare su questi contributi di pensiero in quanto, pur non essendo un organo ufficiale (i vescovi hanno i loro uffici stampa per questo), è comunque sostenuta e voluta dagli otto vescovi umbri e non fa mistero di questo legame di appartenenza alla Chiesa locale, di cui cerca di essere specchio ed espressione, come giornale del popolo e del territorio. Dalle sue pagine ogni settimana, a turno, i vescovi portano il loro personale contributo di idee nella sezione ‘Diocesi’. Questa caratteristica identitaria del giornale lo rende unico nel suo genere in tutto il panorama della stampa locale. Altra specificità è quella di essere un giornale non solo diocesano, come ve ne sono 160 in Italia, ma regionale e diocesano insieme, in quanto mette una accanto all’altra le pagine delle singole diocesi, in una visione d’insieme con informazioni e commenti che riguardano la sfera di comune interesse. L’incontro è servito per esprimere la gratitudine verso persone che operano spesso a livello di volontariato e con grande disponibilità e professionalità, riuscendo a produrre un settimanale che è apprezzato non solo dai suoi lettori, ma anche da coloro che non appartengono alla ‘parrocchia’. A questo proposito sono state riportate le osservazioni di giornalisti navigati che hanno osservato la poca ‘visibilità’ de La Voce (per esempio nelle locandine delle edicole), che invece meriterebbe, essendo un giornale diverso da tutti gli altri. ‘Abbiamo molte cose da dire e raccontare – ha detto Bromuri – nel panorama attuale della società, in cui vi sono problemi acuti e urgenti che riguardano l’educazione, le famiglie, i problemi della vita e della bioetica. Su tutti questi temi abbiamo punti di vista che abbiamo il compito di far conoscere, per entrare a far parte di quel dialogo sul bene comune che è la fase primaria per poterlo concretamente raggiungere’. Quasi tutti i presenti hanno preso la parola, in una discussione molto partecipata di cui è stato moderatore il direttore don Elio, che ha raccolto le conclusioni indicando alcuni traguardi e progetti che il settimanale nell’anno prossimo intende realizzare. Non è mancato il momento della preghiera, che ha dato l’occasione a mons. Chiaretti di ricordare come noi siamo eredi di una grande tradizione religiosa e culturale che ha quali suoi massimi protagonisti due santi, colossi della storia della nostra Umbria, Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi.