Dal 17 al 31 agosto scorso una piccola delegazione della Caritas di Gubbio, guidata dal suo direttore, è tornata in Kosovo, presso il Campo della Caritas Umbria di Radullac. Succede così da undici anni, da quel primo viaggio fatto nel luglio del 1999, ad appena un mese dalla fine della guerra. Questo non deve far pensare ad una “routine”, tutt’altro! Ogni anno quella “pazza” ma straordinaria famiglia del Campo ha un volto nuovo, ridisegnato dai bambini che crescono, dai nuovi che arrivano, dai ragazzi italiani che si fermano a dare una mano. Le persone accolte sono attualmente 40; insieme a loro vivono Massimo e Cristina (i responsabili) con i loro tre bimbi, più altri volontari che decidono di regalare un tempo più o meno lungo della loro vita alla gente più povera del Kosovo. Ci sono poi Besart e Violetta, i due giovani kosovari che condividono sin dall’inizio la vita del Campo e ne sono un po’, insieme a Massimo e Cristina, la memoria storica. Anche quest’anno siamo convinti di aver ricevuto un grande dono dai giorni passati in Kosovo. Il Campo non è solo un’opportunità di servizio per gli altri, ma un “tempo dello spirito”; la vita è scandita dal ritmo della preghiera, dall’ascolto comunitario della Parola di Dio e delle “parole”, quelle che raccontano le vite, spesso segnate dalla sofferenza, di chi abita o passa nella casa e di chi si incontra visitando le famiglie che il Campo (soprattutto grazie agli aiuti che arrivano dall’Italia) sostiene. I bisogni sono sempre tanti, infinitamente superiori a quello che si riesce a fare e alle risorse materiali ed economiche a disposizione, ma ogni anno si aggiungono nuovi amici. Chi passa per Radullac, ne resta contagiato: una volta tornato a casa, prova a coinvolgere i familiari, gli amici, l’associazione di cui fa parte, la parrocchia. Un “contagio” buono capace di operare piccoli grandi miracoli, secondo la logica evangelica della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il Campo in Kosovo in questi anni è vissuto e cresciuto così, mettendo il commuoversi prima del progettare e preferendo condividere prima ancora che operare. Abbiamo avuto poi la gioia di vedere i primi lavori, finanziati dalla Fondazione Monte dei paschi di Siena, della nuova casa di Leskoc, alla quale noi di Gubbio siamo particolarmente legati, in quanto il progetto è di un team di tecnici della nostra diocesi: gli architetti Giuseppe Lepri e Dante Monarchi, e gli ingegneri Mario Franceschetti e Leonardo Tosti.
Una “pazza” straordinaria famiglia
La delegazione Caritas è tornata al Campo di Radullac in Kosovo
AUTORE:
Luca Uccellani