Sono parroco a Santa Maria del Rivo nell’immediata periferia di Terni, una viva comunità di circa 8.000 abitanti. Da due anni mi è stato chiesto dal Vescovo di occuparmi in diocesi anche della pastorale vocazionale. È subito emersa la difficoltà a raggiungere la maggior parte dei giovani del territorio, e anche – da parte del presbiterio – l’abitudine alla delega del servizio vocazionale a “pochi addetti ai lavori”. Come Papa Francesco ribadisce nella Evangelii gaudium, grazie anche al confronto con l’Ufficio nazionale per le vocazioni e alla preghiera illuminata dal Vangelo, ho scoperto che la fecondità vocazionale è evento comunitario, non di singoli battitori, o magari di un’équipe specializzata che dovrebbe setacciare il territorio alla ricerca di rarissime e nascoste vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Così, con l’aiuto del Vescovo si è formato il Centro diocesano vocazioni costituito da rappresentanti delle varie vocazioni, dalle diverse Zone pastorali. Insieme abbiamo iniziato a prenderci cura, oltre che dei giovani “in ricerca”, anche dei nostri parroci, frati, suore, diaconi, coniugi, riconoscendo che loro – come papà e mamma in famiglia – sono i primi preposti dal Signore non solo alla nascita spirituale, ma anche alla maturazione vocazionale dei figli di Dio loro affidati.
Da qui l’impegno per la divulgazione del materiale vocazionale e la promozione di vari appuntamenti di preghiera sia mensili che annuali proposti dall’Ufficio vocazioni sia diocesano che nazionale, per creare anche una diffusa “cultura” e sensibilità vocazionale. In parrocchia mi sono accorto che, di fatto, la realtà vocazionalmente più curata era quella delle coppie prossime al matrimonio attraverso il cosiddetto “corso prematrimoniale”. Molte da anni non frequentavano, ma il confronto con l’équipe di guida, ricco di testimonianze di fede e vita coniugale, integrata dalle preghiere e da attenzioni ricevute da altre realtà parrocchiali, le hanno portate a scoprirsi in un progetto più grande del loro, una chiamata affascinante ed esigente da non perdere: quella del Signore! Così ci siamo rivolti con più attenzione anche ai giovani coinvolti in oratorio, nella squadra di calcio, con gli Scout d’Europa e catechisti, osando lanciare incontri di fraternità e spiritualità con taglio vocazionale e brevi ritiri di due giorni arricchiti da significative testimonianze di consacrati e famiglie. Quello che prima timorosamente non osavamo proporre è divenuta una corale e serena proposta, un’esperienza ricercata dai ragazzi che iniziano a maturare nella comprensione della vita come dono da donare secondo il progetto di Dio. Anche gli adulti e gli anziani, a volte attraverso i loro anniversari di nozze comunitariamente vissuti, hanno rivalutato la loro vocazione battesimale, matrimoniale ed ecclesiale, e testimoniato la gratitudine per la fedeltà di Dio alle promesse loro rivolte. Da ciò, oltre al taglio vocazionale della messa domenicale e dell’adorazione eucaristica del secondo giovedì del mese ormai promossa in tutta la diocesi, si è diffusa l’adesione anche individuale al “monastero invisibile” che già impegna tanti a pregare, anche da casa, settimanalmente “perché il Signore mandi operai nella Sua messe”.
Dal timore di proporre anche ai bambini e ragazzi del catechismo e agli scout l’invito a considerare possibili per sé, oltre quella al matrimonio, anche le altre vocazioni alla vita consacrata e all’Ordine sacro, stiamo avviando una nuovo dialogo anche con le loro famiglie, aiutati dai validi sussidi proposti dall’Ufficio nazionale vocazioni. La catechesi per giovani e adulti intitolata “I dieci comandamenti”, con il suo linguaggio diretto, tocca con forza la vita dei partecipanti alla luce del Vangelo, e sta aiutando tanti a corrispondere all’amore di Dio in una “sponsalità” matura riconosciuta anche nella testimonianza dei consacrati e dei ministri ordinati. In tanti è nata la grata scoperta di aver ricevuto in “Colui che con noi è ricco di misericordia” una missione di amore e salvezza a cui dedicare la vita. Pur non potendo ancora vantare “successi” in nuove vocazioni, è bello aver riscoperto la nostra vitalità vocazionale e quella della nostra Chiesa diocesana.