Come le parrocchie di Città di Castello possono continuare ad essere ‘Chiesa tra la gente’? Quali sono i cambiamenti di fondo che stanno interessato le parrocchie in questi anni? Sono queste le domande alle quali hanno cercato di rispondere i lavori della prima giornata dell’assemblea ecclesiale diocesana. Introdotti dal Vescovo, don Luciano Avenati e Giovanni Carlotti hanno cercato di rispondere a questi interrogativi martedì scorso. Per esigenze tipografiche rimandiamo al prossimo numero lo sguardo d’insieme su tutta l’assemblea focalizzando qui l’attenzione solo sugli interventi di mons. Ronchi (v. riquadro) e dei due relatori. Nella società che sappiamo essere secolarizzata e del relativismo c’è una nota positiva che riguarda la parrocchia. Giovanni Parlotti, laico, impegnato da anni nella vita della parrocchia e nell’azione cattolica ha cercato di raccogliere i segni positivi attorno alla parrocchia. Uno è sicuramente rappresentato dalla ‘personalizzazione della fede’: quel processo per cui la Parola di Dio, proposta ed offerta a tutti, diventa personale perché scelta liberamente da ciascuno. Oggi è sempre più necessario che ogni cristiano coniughi fede ed individualità. Non va bene ‘ tentiamo di tradurre con un’immagine ‘ un lavoro industriale per cui la fede viene data in serie e uguale per tutti, ma bisogna fare come gli artigiani che personalizzano ogni loro prodotto che è diverso l’uno dall’altro. Guardando alla realtà delle parrocchie umbre, e del centro Italia in genere, si può oggi dire che la partecipazione laicale è più bassa che altrove; c’è un senso di appartenenza alla diocesi piuttosto debole, la vita pastorale della parrocchia si regge molto sull’improvvisazione. Don Luciano Avenati, parroco a Petrignano d’Assisi, riferendosi in generale alla vita delle nostre parrocchie ha sottolineato anzitutto la necessità che siano fedeli al nome che portano. Etimologicamente parrocchia era la tenda che accoglieva, di notte, i viandanti. Essere fedeli a questo nome significa rendere anche oggi attuale l’insegnamento della Gaudium et spes là dove si afferma che tutte le gioie degli uomini sono le gioie di tutti i cristiani. In ogni parrocchia, cioè, la ‘nostra felicità comunitaria deve fare corpo con quella che sperimenteremo nel Regno di Dio’. Una comunità parrocchiale deve quindi puntare prima alle qualità delle relazioni tra i componenti più che ai programmi pastorali. Deve essere ‘ la parrocchia ‘ casa e scuola di comunità: al di là dello slogan ci deve essere quindi un generale cambiamento di mentalità perché ogni comunità parrocchiale viva sane relazioni tra gli uomini, la corresponsabilità e la condivisione della triplice passione per il Vangelo, per la Chiesa, per l’uomo. Ancora, deve vivere nella quotidianità la debolezza della pastorale sapendo però che ‘ come san Paolo ‘ ‘quando sono debole è allora che sono forte’.
Una parrocchia dove si possa coniugare fede e individualità
Assemblea diocesana / Quali sono i cambiamenti che hanno interessato le parrocchie?
AUTORE:
Francesco Mariucci