Martedì 17 ottobre 2000 il Corriere dell’Umbria titolava a pag. 15 su cronaca di Perugia l’ articolo “Droga ecco la diciottesima vittima”. Sembra un numero fra tanti, una guerra di quartiere in Sicilia, una resa dei conti magari al bar o ai videogiochi per la camorra. Ma è un giovane della nostra comunità, un giovane fra i tanti nostri cristiani non di trent’anni, ma di appena 23, sul fior dell’età. Ancora “del quale non si è riusciti a sapere le generalità”. Noi le sappiamo perché ha un volto, un nome e un cognome, ha una mamma (triste quella mamma), ha un papà (impietrito dal dolore), ha un battesimo, ricevuto la Cresima, appartiene come Chiesa a questa Comunità che ora lo piange e accompagna al cimitero. Droga, si mormora. Questa “Bestiaccia” si ha paura perfino di nominarla, non i giovani che la sposano e le danno volentieri la mano. Anche nei piccoli centri di questa felice oasi di terra Umbra, la “Bestiaccia” mette sempre più piede. “C’è un covo” si sente dire in giro. Che piaga cancerogena e infetta abbiamo nel nostro interno, sembra una peste bubbonica che nessun antibiotico è capace di debellare. Ore 15 di giovedì 19 ottobre: chiesa piena, molti giovani; si prega, si piange, si supplica il Signore. Il celebrante – parroco dà spunti di riflessione per tutta la Comunità. Non interessa ora, come, perché, quando, dove, con chi è avvenuta questa morte. Non ci è lecito indagare o sapere, c’è chi per noi fa questo. Ci impone solo il dovere di pronunciare parole di Speranza, per chi crede, nelle realtà future, guardando a Cristo Risorto per me e per Emanuele deposto qui in questa bara. Il Vg. Della Vedova di Nain ci dà spunti di riflessione: “… Ecco che veniva portato al sepolcro, un morto, figlio unico di madre vedova; molta gente della città era con lei…”. La mamma attaccatissima al figlio, era figlio unico. Qui il valore perenne della famiglia. Famiglia allora attenta, sollecita, vigile verso i figli, dove regna l’amore fra i coniugi con il rispetto reciproco. L’attaccamento al bene dei figli, che non significa dare o concedere tutto, ma saperli guidare e amare senza farsene accorgere, famiglia con direttive umane ed evangeliche. Bisogna star su con le orecchie, i pericoli sono tanti ed è facile imboccare una strada che non ha ritorno. Se parlasse ora Emanuele certamente ce la indicherebbe la strada maestra. Altro valore la Solidarietà. Una gran folla accompagnava questa povera vedova. Credo che la nostra e vostra partecipazione a questo dolore così composta ed attenta dica qualcosa. Sempre la Comunità di Bettona è stata solidale e sollecita nella partecipazione anche concreta, alle prove che lungo la sua storia è stata sottoposta. Ricordiamo ancora il grave lutto di ormai dieci anni fa dei quattro giovani del Venerdì Santo. Un valore è anche la Parrocchia che per quanto poco possa dare può senz’altro far crescere i vostri figli con i valori del Vangelo. Vi sono degli incontri nella settimana per i giovani ed i ragazzi se vogliono partecipare. Il rispetto per tutti deve essere una prerogativa in questa comunità, guardare al di là del campanile. Non possiamo giudicare nessuno, nelle sue azioni, perché c’è sempre nell’agire dell’uomo una concomitanza di cause che diminuiscono o accrescono il valore dell’essere umano. E per concludere, il sacerdote ci ricorda che Gesù ha rispettato il dolore della povera vedova, il dolore della folla, anzi è intervenuto con la potenza della sua Parola a condividere attese e speranze in prospettiva di un futuro migliore per tutta l’umanità.