“Noi cristiani non ci stiamo”: così scrivevo, titolando “L’equivoco primato della vita”, sul n. 16 del nostro settimanale: noi cristiani non ci stiamo a umiliare la vita identificandola con i suoi prodotti (il successo, l’efficienza, la ricchezza, il piacere). E ancora: “Noi cristiani siamo sulla collina di fronte”. Qualcuno ci ha trascinati sul costone di una Montagna che non è una montagna, ma il simbolo di un’autorità incomparabile. Centrato proprio sul senso da dare alla parola “vita”, dalla collina che si erge di fronte al mondo si è dipanato nella storia un Discorso che da quella Montagna prende nome. A questo punto il capo di casa ha suonato il campanello. Equivoco doloretto retrosternale. “Dottore, sarà mal di cuore o mal di stomaco?”. Dalla collina di fronte al mondo mi sono ritrovato sul letto di lato a Sergio, piccolo imprenditore agricolo Doc. In Unità Coronaria. Infarto acuto al miocardio il suo, idem cum patate il mio. I ruvidi succhiotti meccanici, in ordine sparso sul petto impiastricciato di gelatina. Giorni interi, solo per pensare. Teso come la pelle del capretto appena macellato: i contadini miei avi la tendevano al sole, tra quattro pioli saldamente piantati in terra, per farla essiccare. La Weltanschauung ridotta ad un’aritmica occhiata alla linea verde balzellante sul monitor collegato…Un’imprevista verifica. Davvero – pensavo – la vita non è riducibile ai beni che può produrre. E per gli pseudocapretti resurpini assume uno spessore del tutto nuovo la cara, vecchia tesi di K. Rahner in Die Teologie des Todes, il libro che presunsi di legger nella lingua dei Fratelli Schlegel, in giovane età, quando ancora non avevo perso la speranza di impararla: “La condizione autentica dell’uomo è la condizione del feto: per lui è bene tutto ciò che lo spinge fuori, per lui è male tutto ciò che lo tiene dentro”. Bellissimo. Ogni evento una spinta, ogni attimo una spinta verso la generosità e la profondità, che sono i connotati della vita vera. Però, Signore, se la spinta ultima la si potesse rimandare di qualche annetto… Forse anche qualcuno dei miei 18 (diciotto) lettori ti prega per questo.