Dai tempi antichi questa è l’epoca delle feste di primavera. L’attuale culto rivolto alla Madre di Dio nacque nel ‘700. Un’occasione per meditare i misteri della fedeMaggio è un mese dedicato a Maria, durante il quale si sviluppano iniziative di devozione nei santuari mariani, nelle parrocchie e nelle comunità religiose. Se ci domandiamo perché proprio maggio, troviamo che in realtà anche ottobre è considerato un mese mariano (mese del rosario) e, meno noto, ma anche settembre, dedicato in modo particolare alla Madonna addolorata. Le motivazioni si perdono nel passato e sono di diversa natura, sempre collegate alla pietà popolare. Se guardiamo la storia, troviamo che i cristiani di rito bizantino hanno il loro mese mariano, che è agosto, centrato sulla festa della ‘Dormizione’ (Assunzione) di Maria celebrata il 15 del mese, preparata dai 14 giorni precedenti di digiuno e prolungata per il resto del mese. Anche per i copti c’è un mese dedicato a Maria, strutturato liturgicamente attorno al Natale. Il mese di maggio è collegato alla tradizione di feste agricole pagane della primavera, che sono rimaste nel folklore popolare, il Maggio fiorentino, il Calendimaggio, la festa della ‘Flora Mater’. I cristiani si sono inseriti, e con il tempo hanno dedicato a Maria fiori e fioretti, preghiere e canti, in un clima gioioso di festa. Il primo ad aver associato il mese di maggio a Maria è stato Alfonso X il Saggio, re di Castiglia (+1284). Da allora troviamo qua e là delle iniziative sporadiche. Chi ha dato origine al maggio mariano in senso moderno, cioè con pratiche quotidiane di devozione, è stato A. Dionigi, gesuita, con il suo libro Mese di Maria pubblicato a Verona nel 1725. Un’altra operetta di un altro gesuita, G. M. Saporiti, divenuto arcivescovo di Genova, compare nel 1747. L’intento delle pratiche di pietà proposte è di onorare Maria, ed anche di approfondire la vita spirituale e la formazione meditando sui misteri della fede. Durante la prima metà dell’800 il mese di Maria è già affermato in Europa e in America e si va estendendo nei Paesi di missione, trovando nuovo impulso alla metà del secolo anche per influsso della definizione del dogma dell’Immacolata concezione (1854) e delle apparizioni di Lourdes. Alla pratica pubblica e solenne Pio VII nel 1815, e dopo di lui altri pontefici, ha annesso l’acquisto di indulgenze, segno di favore e piena approvazione. Anche in seguito, fino ai nostri giorni, i Papi e i vescovi hanno molto raccomandato la devozione a Maria e la celebrazione del mese mariano sia maggio, sia ottobre. Di questo, mese del rosario, è stato massimo fautore Leone XIII con encicliche e lettere apostoliche, nelle quali esorta alla recita del rosario quotidiano, seguita dalle litanie e dalla benedizione eucaristica. Una valutazione complessiva, dopo il Concilio Vaticano II, di tutta la devozione mariana si trova nella esortazione apostolica Marialis cultus (1974) di Paolo VI. Un problema teologico e pastorale del mese di maggio e di altri mesi è quello di come raccordare la pratica devozionale con i ritmi dell’anno liturgico, in modo da armonizzare le due dimensioni della vita cristiana, non soffocando la pietà popolare e non avvalorando un doppio binario di esperienza cristiana. Nella tradizione orientale ortodossa e copta le feste mariane sono direttamente collegate con la celebrazione liturgica. Una indicazione recente di Benedetto XVI ha unito la prospettiva del mese di maggio con la festa di Pentecoste in cui si contempla Maria insieme agli apostoli nel cenacolo in attesa della discesa dello Spirito santo.
Una fioritura di devozione
Alle origini storiche del mese di maggio come mese mariano per eccellenza
AUTORE:
Elio Bromuri