L’immagine che meglio sintetizza quanto vissuto insieme questa settimana, in occasione del Convegno della Chiesa italiana “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” (Firenze, 9-13 novembre), è la processione che il pomeriggio del 9 ha condotto i delegati da quattro basiliche verso la chiesa cattedrale di Firenze. Quattro cortei che erano l’immagine anche plastica di una Chiesa che cammina sulle strade del mondo. È stato proprio bello vedere Vescovi e delegati, tutti insieme, attraversare la città capoluogo della Toscana, passando tra i turisti provenienti da ogni parte del mondo. La Chiesa non è al di fuori, non è al balcone, ma sta in mezzo alla gente e vuole farsi carico della vita quotidiana degli uomini e delle donne del nostro tempo. Questo camminare, però, non era senza meta, era bensì un “andare insieme” alla chiesa cattedrale, che è la chiesa madre della diocesi, e che lì in quel momento evocava il luogo dove con la Parola e i sacramenti si edifica la Chiesa fatta di pietre vive. La meta comune ce l’ha indicata Papa Francesco nel discorso magistrale che ha tenuto il 10 novembre, quando ci ha detto di alzare lo sguardo sulla cupola di S. Maria del Fiore e vedere l’immagine del Cristo Giudice che con la mano sinistra rifiuta la spada che gli viene offerta da un angelo, e con la destra mostra la piaga del chiodo. Cristo è, sì, il giudice glorioso, ma come segno e immagine di questo suo giudizio mostra la piaga della misericordia.
Il discorso del Papa è stato accolto con grande attenzione, molto apprezzato e applaudito; c’era una grande sintonia tra quanto diceva e l’assemblea, quasi come se il successore di Pietro stesse rispondendo a una precisa attesa. Le parole di Francesco, che tutti siamo chiamati a far nostre con attenta e operosa riflessione, hanno indicato il vero umanesimo: incarnare i sentimenti di Cristo quali l’umiltà, il disinteresse e la beatitudine. Il Santo Padre ci ha anche invitato a credere al “genio” del cristianesimo italiano che è patrimonio non dei singoli, ma del popolo. Un genio che deve però essere riproposto con coraggio e fantasia a una società in ricerca di senso e di speranza. Siamo dunque chiamati come cristiani ad annunciare la bellezza e la fecondità del messaggio del Figlio di Dio. Come fare? Il Papa ci ha esortato a rileggere con rinnovata attenzione a ogni livello pastorale la Evangelii gaudium, dando continuità alle indicazioni che nasceranno dal Convegno. Si tratta di mettere in atto un metodo di lavoro sempre più sinodale, basato sulla comunicazione, sul confronto e sulla ricerca del bene comune, prioritario rispetto ai gusti e alle posizioni personali. A Firenze erano presenti le diocesi che sono in Italia, nella persona dei loro delegati – di tutte le età ed estrazioni culturali e sociali – testimoni di un’appartenenza ecclesiale viva e generosa, tesoro prezioso delle nostre Chiese.