I vescovi nominati nell’ultimo anno sono stati convocati a Roma per un corso di formazione sul ministero episcopale da poco iniziato, promosso dalla Congregazione per i vescovi, dalla Congregazione per le Chiese orientali e da Propaganda Fide. Hanno partecipato i tre vescovi recentemente ordinati in Umbria: Piemontese, Marconi, Giulietti. Sono state giornate intense, riempite da quattro relazioni al giorno tenute da cardinali e vescovi, responsabili dei vari dicasteri della Curia romana.
Tra i partecipanti si è subito stabilito un clima fraterno, caldo e arricchente nella conoscenza, nell’incontro fraterno, nel confronto, nella preghiera, nel pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo Pietro, al santuario del Divino Amore, alla tomba di san Francesco e alla Porziuncola.
Al termine del percorso formativo vi è stato l’incontro con Papa Francesco, che ha rivolto un discorso a dir poco meraviglioso. Ha proposto parole che si possono sintetizzare in un vocabolario o prontuario del vescovo.
Conoscenza personale: “Ora posso finalmente associare la prima conoscenza avuta dalle carte ai vostri volti, e dopo aver sentito parlare di voi, posso personalmente ascoltare il cuore di ciascuno e fissare lo sguardo su ciascuno per scorgere le tante speranze pastorali che Cristo e la sua Chiesa ripongono in voi. Profumate di Spirito santo con le vostre Chiese, siete case abitate dal Vangelo, che è stato aperto sulla vostra testa”.
Presenza stabile: “Quando latita il Pastore o non è reperibile, sono in gioco la cura pastorale e la salvezza delle anime. Voi siete stati legati da un anello di fedeltà alla Chiesa che vi è stata affidata, perciò serve l’intimità, l’assiduità, la costanza, la pazienza. Non servono vescovi contenti in superficie: non siate vescovi con scadenza fissata. È importante non bloccare la forza risanatrice che sgorga dall’intimo del dono che avete ricevuto, e questo vi difende dalla tentazione di andare e venire senza meta. E noi abbiamo imparato dove andiamo: andiamo sempre da Gesù. Per abitare pienamente nelle vostre Chiese è necessario abitare sempre in Lui e da Lui non scappare: dimorare nella sua Parola, nella sua eucaristia”.
Amate il popolo che Dio vi ha dato, anche quando avranno “commesso grandi peccati”, senza stancarvi di “salire dal Signore per ottenere perdono e un nuovo inizio. Hanno bisogno della vostra pazienza per essere curati, per crescere. Vi raccomando soprattutto i giovani e gli anziani. I primi perché sono le nostre ali, e i secondi perché sono le nostre radici. Ali e radici senza le quali non sappiamo che cosa siamo e nemmeno dove dovremo andare. Pensate ai vostri sacerdoti, in primis: ce ne sono tanti che non cercano più dove Lui abita, o che dimorano in altre latitudini esistenziali, alcuni nei bassifondi. Altri, dimentichi della paternità episcopale o magari stanchi di cercarla invano, ora vivono come se non ci fossero più padri o si illudono di non aver bisogno di padri. Vi esorto a coltivare in voi, Padri e Pastori, un tempo interiore nel quale si possa trovare spazio per i vostri sacerdoti: riceverli, accoglierli, ascoltarli, guidarli.
Vedo in voi le sentinelle: capaci di svegliare le vostre Chiese, alzandovi prima dall’alba o in mezzo alla notte per ridestare la fede, la speranza, la carità; senza lasciarvi assopire o conformare con il lamento nostalgico di un passato fecondo ma ormai tramontato”.
Pastori in grado di ricomporre l’unità, “di tessere reti, di ricucire, di vincere la frammentarietà. Pur custodendo gelosamente la passione per la verità, non sprecate energie per contrapporsi e scontrarsi, ma per costruire e amare”.