Un popolo messo a dura prova

Dieci anni fa arrivava il terremoto che sconvolse le nostre terre

Dieci anni fa, il 26 settembre, migliaia di famiglie umbre rimasero senza tetto per le lesioni provocate dal terremoto. Molte chiese furono chiuse perché inagibili, molte attività lavorative dovettero trasferirsi per proseguire. Il sisma colpì di notte alle 2.33 e si ripetè, tragicamente, alle 11.40 del 26 settembre quando raggiunse magnitudo 5.8 della scala Richter, l’ottavo-nono grado della Mercalli, facendo crollare la volta della basilica superiore di San Francesco. Sotto vi rimasero i corpi senza vita di due frati, padre Angelo Api e Zdizlaw Browiece, postulante, e dei tecnici della Soprintendenza Claudio Bugiantella e Bruno Brunacci. Ora Regione, Comuni, Chiesa, Sacro Convento si apprestano a celebrare quell’evento e a fare il punto della ricostruzione, dieci anni dopo la grande scossa seguita da uno ‘sciame sismico’ che si fece sentire fino a primavera inoltrata. Fu un sisma ‘rispettoso’ della vita umana: 11 i morti nelle due regioni colpite e un centinaio i feriti, ma lasciò un segno profondo tra le migliaia di terremotati, soprattutto nelle 9.285 famiglie (in Umbria, cui vanno aggiunte le famiglie marchigiane) che rimasero senza casa (22.604 persone). Furono colpiti i nostri centri storici e con essi le chiese, dalla basilica di San Francesco – che, con le immagini del crollo della volta, fece conoscere in tutto il mondo ciò che stava avvenendo in Umbria – alle piccole chiese di montagna. I vescovi umbri, con quelli di Foligno e Assisi in testa, non ebbero dubbi: ‘Prima le case e il lavoro e poi le chiese’, dissero, pensando alla ricostruzione. E così è stato, soprattutto per le chiese ‘minori’ o moderne. Per le chiese storiche, patrimonio d’arte e attrattiva per i turisti, i tempi sono stati più celeri. Il Giubileo, e il flusso di pellegrini e turisti, era alle porte. Fu questo un segno di vicinanza alle gente, come lo fu, fin dai primi giorni, la presenza dei volontari accanto ai terremotati: dalle Caritas Italiana e diocesane, alle associazioni, alle parrocchie. Un grande movimento che ebbe un frutto duraturo con il campo Caritas a Case Basse di Nocera Umbra. Mons. Girolamo Giovannini, vicario foraneo della diocesi di Assisi-Nocera-Gualdo e parroco di Case Basse, nel tracciare un bilancio di questi anni ricorda di essere stato tra i pochi che nella fase acuta dell’emergenza sostennevano che ci sarebbero voluti venti anni affinché Nocera tornasse alla ‘normalità’. ‘Grazie a Dio dieci sono già trascorsi, e direi anche abbastanza in fretta; molte case sono state completamente ricostruite, tante altre ristrutturate e ritornate agibili. Insomma – commenta il sacerdote – la vita va avanti ed oggi l’insicurezza e l’angoscia che provammo dieci anni fa sono solo un triste ricordo. Non c’è dubbio, fu un intero popolo messo a dura prova: la fede gli ha dato un grande sostegno, ad iniziare dal non sentirsi abbandonato a se stesso’. La Caritas allestì un campo del volontariato proprio nella sua parrocchia a Case Basse di Nocera, dove la facciata della chiesa era spaccata dal sisma. ‘Per più di tre anni, anche nei periodi più difficili come l’inverno e l’estate – ricorda don Girolamo – arrivarono ben 12mila volontari che contribuirono a non farci sentire soli, condividendo la nostra preoccupazione per una ricostruzione anche umana e sociale, che inizialmente stentava a partire. Ho visto tantissimi giovani che, in mezzo ai terremotati e alle loro macerie, non solo materiali, hanno trovato il senso della loro vita; quattro di loro hanno scelto di diventare sacerdoti. L’esperienza del terremoto è stata una ‘fucina’ del donarsi per il prossimo, per molti di questi ragazzi’. ‘Abbiamo sentito la vicinanza e il sostegno di molta gente e questo spero che il convegno della Caritas italiana possa farlo emergere e prenderlo come esempio. Il volontariato di ispirazione cristiana è davvero una risorsa importante, che non va dispersa. Nel caso del terremoto del ’97, ha dato vita ad una continuità di servizio caritativo ad opera di molti giovani verso i fratelli che vivono particolari situazioni di bisogno e di povertà. Questi ragazzi oggi animano le case di accoglienza promosse dalla Caritas Umbria nella nostra regione e in Kosovo’. La Caritas rimane accanto a Nocera UmbraDopo dieci anni, i segni del sisma sono ancora vistosi a Nocera Umbra. Il suo centro storico è l’unico ad essere ancora disabitato perché è un grande cantiere edile in piena attività. Per le vie si incontrano solo muratori e operai. Anche per questo la Caritas italiana ha scelto Nocera per ricordare il decimo anniversario del terremoto. In collaborazione con le delegazioni regionali Caritas Umbria e Marche e con il patrocinio del Comune di Nocera Umbra, Caritas italiana ha promosso il convegno ‘Accanto alla gente… dieci anni dopo’, che si terrà sabato 22 settembre a Bagni di Nocera, presso l’hotel Fonte Angelica. Accanto alla gente… dieci anni dopo’ è il tema del convegno che ha in programma l’intervento di mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, su ‘Chiesa della speranza accanto alla gente’ e di Simone Morandini, Fondazione Lanza, su ‘Comunità corresponsabili del creato’. Nel pomeriggio, dopo la presentazione del video-testimonianza ‘Il cammino della carità’ e la tavola rotonda ‘Accanto alla gente… dieci anni dopo’, mons. Riccardo Fontana presenterà il documento della Ceu ‘Identità e stile della Caritas in Umbria dopo il terremoto’. Il convegno sarà un’occasione di riflessione sui temi della salvaguardia del creato e sull’esperienza di fraternità e speranza vissuta con i gemellaggi tra Chiese locali avviati subito dopo il sisma. Domenica 23 settembre, la ricorrenza del decennale proseguirà nelle cinque diocesi maggiormente colpite con celebrazioni eucaristiche e incontri tra volontari e popolazioni locali nelle parrocchie gemellate. Testimoni e protagonisti di quello stare ‘accanto alla gente’ (che non fu un semplice slogan coniato dieci anni fa dalla stessa Caritas) furono i 12mila volontari, soprattutto giovani, giunti da tutta l’Italia ed anche dall’estero, che dal 1997 all’inizio del 2001 animarono il campo del volontariato e centro operativo della Caritas Umbria di Case Basse di Nocera. Portarono sollievo e aiuto agli oltre 6mila nocerini terremotati, condividendo la perdita della comodità e della sicurezza, l’angoscia di non sapere quando sarebbe finito l’interminabile terremoto per poter iniziare a ricostruire, il disagio non solo fisico di dover vivere per anni nei villaggi container.

AUTORE: R. L. - M. R. V.