Talvolta basta un pallone per riportare un po’ di serenità in un carcere come quello di Perugia, sovraffollato e con un numero insufficiente di agenti di polizia penitenziaria. Lo ha detto il comandante delle guardie, il commissario Fulvio Brillo, davanti a magliette, palloni ed altri articoli sportivi appena arrivati in dono per i detenuti a Capanne. C’erano anche i due calciobalilla nuovissimi regalati dalla Fondazione Gabriele Sandri, il giovane tifoso della Lazio ucciso a 26 anni in un’area di servizio dell’autostrada del Sole dal proiettile sparato da un poliziotto intervenuto per incidenti tra tifoserie rivali. Una fondazione in memoria del giovane ucciso che si propone di promuovere iniziative contro la violenza, non solo negli stadi, ed il razzismo. A consegnare i due calciobalilla alla direttrice del carcere Bernardina Di Mario sono stati il padre del tifoso, Giorgio Sandri, presidente della Fondazione, ed il fratello Cristiano. Con loro i due parlamentari umbri del Pd, Giampiero Bocci e Walter Verini, che stanno visitando le carceri dell’Umbria per rendersi conto personalmente della situazione e cercare soluzioni ai tanti problemi emersi. Una situazione che hanno definito “allarmante”, “drammatica”, “esplosiva”, “vicina al collasso”.
I due parlamentari si sono impegnati a sostenere le istanze della Regione e di altri enti locali, che hanno chiesto al Governo di sospendere l’invio di altri detenuti in Umbria e di rafforzare la presenza del personale di custodia. Sono problemi che interessano tutta la società, da affrontare tutti insieme – hanno sottolineato – senza ’’bandierine di partito”. In carcere – ha detto Bocci – “abbiamo trovato personale dotato di grande competenza, professionalità e spiccata umanità, come confermato in colloqui privati dagli stessi reclusi. Fra tanti disagi fondamentale è il ruolo del volontariato, in particolare della Caritas’’. Molti detenuti, in particolare gli stranieri così numerosi a Perugia, non solo non hanno punti di riferimento esterni ma spesso mancano delle cose più elementari, dalle scarpe allo spazzolino da denti. I due parlamentari hanno sottolineato il grande impegno delle direzioni e del personale delle carceri nel cercare di alleviare la situazione. In quello perugino di Capanne – ad esempio – nei circa 10 ettari di terreno i detenuti coltivano ulivi, alberi da frutto ed ortaggi nelle serre. La vendita dei prodotti è curata da una cooperativa anche con stand davanti al carcere. La Provincia ha istituito corsi di formazione professionale per i detenuti che si occupano di piante ed ortaggi, mentre si stanno avviando corsi di florovivaismo per le detenute che attualmente sono 89.
Ma ci sono anche corsi di formazione professionale per cuochi, saldatori ed installatori di pannelli solari. “Questi due tavoli per il calciobalilla – ha detto il padre del tifoso ucciso – sono poca cosa per risolvere i tanti problemi delle carceri, ma sono sicuramente uno strumento utile per aiutare i detenuti nel percorso di reinserimento nella società civile, nella memoria di Gabriele”. Oltre ai calciobalilla offerti dalla Fondazione Sandri – come detto – stanno arrivando nel carcere perugino di Capanne indumenti ed attrezzature per la pallavolo ed il calcio, donati dalle rispettive federazioni umbre di questi sport, e per la palestra. La direttrice dell’istituto di pena, Bernardina Di Mario, nel ringraziare ha sottolineato che quello delle carceri “è un problema di tutta la società” e che iniziative come queste “sono segni tangibili” di attenzione e solidarietà per persone ed ambienti “che non possono esserer dimenticati” dalla comunità perché il tanto dibattuto problema della sicurezza si affronta anche “con il prendersi carico delle esigenze dei carcerati e della polizia penitenziaria”. In Umbria 1.200 posti per 1.700 persone.
Nei quattro istituti di pena di Perugia, Terni, Spoleto ed Orvieto, sono stipati 1.700 detenuti in celle progettate per 1.200. Spazi “sociali” vengono occupati da brandine, e manca persino la carta igienica. Sovraffollamento di reclusi, guardie carcerarie sotto organico (solo a Perugia mancano una cinquantina di agenti), pochi educatori e turni di lavoro massacranti per tutto il personale. A Perugia i detenuti sono 560 (la capienza è di 480), il 70 per cento dei quali stranieri e quindi anche con gravi poroblemi di inserimento e convivenza. Quaranta di loro sono costretti a dormire in tre in celle da due posti. Questo significa che la sera vengono stesi per terra materassini poi ritirati al mattino. Molto grave la situazione anche a Spoleto, dove ci sono 700 detenuti in celle per 400, e quelle “di transito”, solitamente riservate a persone appena arrestate e spesso molto giovani, sono invece occupate da detenuti normali.