Gratta e vinci, lotterie instantanee, slot machine: si può giocare e scommettere dappertutto. Non solo nelle sale giochi, nelle agenzie di scommesse e nei bar e tabaccherie, ma perfino in albergi e ristoranti. In Umbria il 2 maggio scorso sono stati censiti 1.397 esercizi autorizzati, di cui più di 1.000 in provincia di Perugia. Solo nel gioco legale, nel 2015 gli umbri hanno investito più di un miliardo di euro, che si aggiunge al fiume di soldi finiti nelle “macchinette” e nelle tasche di chi gestisce le scommesse clandestine. Questa frenesia del gioco (gli italiani nel 2015 vi hanno investito 88 miliardi!) è cresciuta negli anni della crisi economica, alimentata da una pubblicità pervasiva e dalla falsa speranza del colpo di fortuna per risolvere i problemi della vita. Così per persone di tutte le età sta diventando sempre di più una sorta di droga della quale non si riesce più a fare a meno. Con pensioni, stipendi e anche risparmi che spariscono.
È quello che viene definito il “gioco d’azzardo patologico”, oggetto del Rapporto epidemiologico 2016 dell’Osservatorio regionale dipendenze e della Direzione regionale salute e welfare. In Umbria sarebbero almeno 10.000 le persone tra 15 e 74 anni con “un profilo di gioco problematico”, che dovrebbero usufruire di iniziative di prevenzione o di specifici servizi di assistenza. Tra loro, secondo il Rapporto, ci sarebbero circa 1.300 studenti, mentre altri 1.500 giovani sarebbero a “elevato rischio” di finire – ha detto l’assessore regionale alla Sanità Antonio Bartolini – “nel girone infernale della ludopatia”.
“Il gioco d’azzardo – ha dichiarato in una conferenza stampa – rappresenta un fenomeno molto complesso, a cui si connettono problemi dalle diverse sfaccettature e con ricadute su più livelli. Di conseguenza è necessario che le strategie di risposta siano dirette verso obiettivi diversificati, all’interno di un intervento complessivo, sistematico, coordinato su base regionale”.
Per questo, nel novembre 2014 il Consiglio regionale aveva approvato una legge “per la prevenzione, il contrasto e la cura del gioco d’azzardo patologico”. Una legge in una materia complessa, dove i poteri della Regione sono limitati e si intrecciano con le competenze specifiche di Comuni e Stato, che solo adesso comincia a muovere i primi passi. “La gravità del problema – ha concluso l’assessore – è oggetto della massima attenzione a livello politico, tanto che l’ultima Conferenza delle Regioni gli ha dedicato una intera seduta, mentre all’assemblea dei Comuni dell’Anci sono state discusse le misure da adottare per contrastare un fenomeno sempre più preoccupante”.
Cosa è stato fatto e che resta da fare. La legge regionale del novembre 2014 prevede sgravi fiscali (sulla tassa Irap) per locali senza “macchinette” contraddistinti dal logo ben visibile “no slot” e regolamenta la distanza delle sale giochi da scuole e luoghi di aggregazione giovanile, con il divieto di pubblicizzarle. Misure che però è stato impossibile applicare e che sono oggetto di un nuovo Piano operativo dell’ottobre scorso, nel quale si specifica che le agevolazioni fiscali riguardano soltanto gli esercizi che tolgono le “macchinette” dal locale e che la distanza dai luoghi frequentati dai giovani per le nuove sale gioco deve essere di almeno mezzo chilometro.
La legge regionale prevede anche un numero verde regionale al quale rivolgersi per chiedere aiuto. È il numero 800 41092 attivo dal 1° marzo scorso all’Usl di Foligno. Ne ha parlato Sonia Biscontini, dirigente del Dipartimento per le dipendenze di questa Usl. Funziona dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 20; a rispondere sono operatori specificamente addestrati che ascoltano e forniscono informazioni e consulenze.
Stanno già arrivando telefonate da tutta Italia, anche se il numero non è stato ancora adeguatmente pubblicizzato, come previsto dalla legge regionale. Per questo, entro il mese di luglio sarà avviato sulla rete una sorta di “gara di idee” per una campagna promozionale che sarà svolta in autunno sui media tradizionali e sui social network.
Tra le misure attivate c’è poi la formazione di operatori sociali, sanitari e volontari. Un centinaio di loro hanno già partecipato ad un corso svoltosi alla Scuola di pubblica amministrazione di Pila. Le Usl, prima ancora della legge regionale – e del “decreto Balduzzi” che inserisce gli interventi di prevenzione e cura del gioco d’azzardo nei Lea (Livelli essenziali di assistenza che devono essere garantiti dal Servizio sanitario nazionale) – avevano già attivato punti di accoglienza e di presa in carico per giocatori patologici e i loro familiari.
Nel 2015 erano già più di 350 gli umbri assistiti, in prevalenza uomini di età tra 45 e 54 anni. Tra gli interventi sperimentali previsti dalla legge regionale c’è quello che sta per partire a Foligno, dove nel maggio 2014 fu istituito il Centro di riferimento regionale per il trattamento della dipendenza da gioco d’azzardo. L’approccio con questo problema – ha detto Sonia Biscontini – deve essere multidisciplinare. I giocatori patologici spesso finiscono nelle mani di usurai, e per questo per loro verrà attivato un servizio di consulenza da parte di un commercialista e di un avvocato. Infine tra gli interventi previsti dalla legge e di prossima attuazione c’è quello – è stato detto – “della valorizzazione e promozione delle attività delle associazioni” con contributi economici per iniziative specifiche sulla prevenzione e il contrasto di questa dipendenza.
Un passo in più contro la patologia del gioco d’azzardo
C’è un numero (800 41092) per chiedere aiuto. Ma dovrà essere fatto conoscere meglio
AUTORE:
Enzo Ferrini