È la prima volta! Ma Papa Francesco ci ha abituato alle “prime volte” – a cominciare dal nome, e dal “buona sera” di quella sera, che ha avvolto il mondo in un abbraccio di semplice fraternità.
Che cosa posso raccontare?
Vorrei farvi “vedere” una fotografia, e dopo una “radiografia”.
La fotografia: avete tutti presente l’aula del Sinodo (tutte le televisioni la riprendono, evidentemente!). Sono delle file di poltroncine, disposte ad anfiteatro, dall’alto verso il basso (un po’ come in un’aula universitaria). Entrano i “padri”… Sono 270, e vengono da tutte le parti del mondo; sono di vario colore, hanno anche vesti diverse (gli orientali, con copricapo per noi insoliti e pittoreschi…). Si salutano in varie lingue, forse non capiscono tutte le parole, ma si sorridono: e quel sorriso è una lingua che tutti conoscono, è la lingua più dolce del mondo… Si stringono le mani… Si mettono seduti, e da quel momento gli sguardi di tutti vanno verso un puntino (!) di “luce bianca”: è arrivato il Papa.
Semplice, come uno di noi… Nemmeno un applauso! Del resto, quando mai in una famiglia si applaude quando si vede il “padre”? Non è forse “di casa”? Poi si prega insieme, e si comincia a dialogare: chi vuole (e si è prenotato) può donare agli altri le sue riflessioni – sintetizzate in 3 minuti!
Uno dopo l’altro, facendo in qualche modo il giro del mondo (sul grande schermo appare il nome del vescovo che parla, e la carta geografica del suo Paese: da ogni lato della Terra!). Si finisce pregando ancora: Chi è il protagonista misterioso del Sinodo?
Ma oltre la fotografia, vorrei accompagnarvi un po’ dentro il cuore dei vescovi – per così dire, una specie di “radiografia” dello spirito: noi vediamo i volti, il colore della pelle, le varie fogge delle vesti… Ma dentro il cuore, che cosa possiamo intuire? Volti e volti di uomini, donne, bambini… Alcuni sorridenti, altri tristi, forse qualcuno arrabbiato! E dato che si parla della famiglia, ecco subito le case dove vivono: alcune ricche (troppo!), altre povere (troppo!); la più parte, grazie a Dio, normale, diciamo così.
E la riflessione, in certo qual modo, teorica sulla famiglia diventa subito racconto di storie concrete di famiglie. E nelle parole che dicono i Padri, è come se sentissi le voci della “loro” gente che vive e nasce e muore. E fra tanti messaggi, le parole che più sembra di sentire, sono quelle che gridano e chiedono al cielo la speranza. Un vocìo indistinto, confuso… noi non riusciamo più a distinguere i volti e le voci. Ma Dio ascolta e conosce le voci una per una. E i volti uno per uno. E Colui che chiama le stelle per nome, conosce anche i nomi di tutti i Suoi figli.
Un parroco al Sinodo: essere dentro questa folla del mondo. E raccogliere tutto nella preghiera. Volete aiutare anche voi? Grazie.
* Parroco di Santo Spirito, Perugia – cappellano del carcere femminile di Capanne – partecipante al Sinodo sulla famiglia
Carissimo Don Saulo!!!
Dal suo racconto sul Sinodo emerge la semplicita’ che sempre ha caratterizzato
la sua persona!!! GRAZIE! E’ ancora di piu’ la mia stima nei suoi confronti!
Giulia Goddi, Nuoro.
Carissimo Monsignore! Che grande emozione “vedere” questo evento dai tuoi occhi, ma forse e’ meglio dire dal tuo cuore!