Don Giuseppe Cipolloni è il nuovo abate dei Canonici regolari lateranensi, un Ordine religioso che ha inciso ed incide nella realtà eugubina e diocesana alle quali è legato da un solido e plurisecolare rapporto, reciprocamente vissuto, di stima e profonda considerazione.
È stato eletto dal Capitolo generale riunitosi dal 17 al 25 luglio Gubbio, nel convento di San Secondo dove l’Ordine religioso ha scritto e scrive pagine significative della propria storia. Una scelta logistica non casuale, una testimonianza di attaccamento a un luogo dove i Lateranensi hanno radici solide ed una forte connotazione anche territoriale.
Al termine dei lavori i padri capitolari, giunti da Argentina, Belgio, Brasile, Caraibi, Francia, Inghilterra, Polonia, Spagna e naturalmente dall’Italia, hanno chiamato a svolgere il delicato ruolo appunto don Giuseppe Cipolloni, 71 anni, nativo di Rieti, che sostituisce il brasiliano don Bruno Giuliani, in carica dal 2000.
Don Cipolloni ha studiato proprio nel convento di San Secondo, per anni luogo di formazione dei giovani sacerdoti, dove ha vissuto anche per diversi periodi. È stato poi parroco a Napoli nella basilica di S. Maria di Piedigrotta dal 1982 al 2000. Eletto provinciale, ha mantenuto questo servizio fino ad un mese fa, sostituito nell’incarico da don Ercole Turoldo, che è stato a sua volta parroco di San Secondo fino a tre anni fa, parrocchia che i Lateranensi guidano insieme a Madonna del Ponte.
Nel convento di San Secondo ha vissuto a lungo anche Ubaldo Baldassini, futuro vescovo e patrono di Gubbio; fu notato dal presule di allora Giovanni da Lodi che lo volle suo collaboratore nell’opera di riforma della disciplina ecclesiastica, a cominciare dalla canonica della Cattedrale. I Lateranensi hanno contribuito a diffondere nel mondo il culto del Patrono, che annoverano tra i loro Santi.
Per oltre due secoli e mezzo (1500-1786), hanno prestato servizio nella basilica sul monte Ingino, dove non a caso il neo abate Cipolloni e tutti i padri capitolari hanno voluto celebrare una messa nella giornata di domenica. Un’ulteriore testimonianza di affetto e devozione. La presenza ha risvegliato sogni ed ipotesi in previsione della partenza dei Francescani, ma gli uni e le altre sono destinate a rimanere irrealizzabili.