Mettere su famiglia è un fatto privato tra giovani che si giurano eterno amore? Pensandoci bene, il detto “due cuori e una capanna” è vero fino ad un certo punto, perché mettere su casa, pronunciare il proprio “sì” davanti ad un sacerdote o anche davanti ad un sindaco proietta la coppia in una realtà completamente diversa: dall’io rispettivo al noi immesso in una società che lavora e si relaziona. Non un’isola felice quindi, ma un ponte che porta più all’esterno del noi che all’interno della propria capanna. E quando poi ci sono dei figli, questo è ancora più vero, per il dovere/diritto di educarli e di inserirli nel mondo. Famiglia punto strategico e necessario soggetto pubblico, perché al suo interno nasce e si forma un capitale sociale capace di incidere non solo per se stessi, ma anche per la collettività, per un bene comune. Dal noi della famiglia al noi del bene comune, quindi. E proprio questo è stato il tema della Settimana di studi svoltasi a Senigallia, promossa dagli Uffici nazionali Cei di pastorale familiare e del lavoro. Quattro giorni intensi dove si sono susseguiti eccellenti relatori per sviluppare temi su famiglia e lavoro, famiglia e ambiente, famiglia e nuove tecnologie, famiglia e politiche familiari, famiglia e sussidiarietà, famiglia e migrazione. Pastorale familiare e pastorale del lavoro, ma presente anche il Forum delle associazioni familiari per la valenza pubblica dei temi trattati, con l’intento palese di esplicare il legame sociale ed antropologico della famiglia. “Il matrimonio è un sacramento sociale” affermava mons. Anfossi, vescovo di Aosta, nella prima relazione; perché la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, per il suo ruolo specifico, assicura e trasmette giustizia e solidarietà. Questa famiglia è ostentata e corteggiata dai partiti politici, ma di fatto non è oggetto di attenzione concreta se non con piccoli contributi assistenziali, e più che di aiuti avrebbe bisogno di essere riconosciuta per la ricchezza sociale che rappresenta, sia dallo Stato che dalla Chiesa e dalla famiglia stessa (“Famiglia, diventa ciò che sei!”). Questo convegno ha visto la presenza di oltre 500 persone provenienti da tutta Italia, tra esperti, animatori, operatori di pastorale e coppie con i propri figli. Anche l’Umbria era presente con Elio e Letizia Giannetti dell’ufficio Consulta regionale, Simone Pillon del Forum delle associazioni familiari Umbria, Stefano e Laura Fringuelli del Cammino neocatecumenale di Perugia, Ivano e Maria Teresa Corrieri della Pastorale familiare di Orvieto -Todi, Tommaso Calderini, Feliciano e Piera Martelli, Mauro e Nadia Mirti, e Gisa Giacomucci tutti dell’ufficio di Pastorale familiare di Foligno. Ogni convegno, soprattutto se organizzato direttamente dagli Uffici della Cei, rappresenta un grande evento per le scelte pastorali che implica. Anche in questa settimana di studi non sono mancati i laboratori, dieci per la precisione, che hanno permesso di analizzare le relazioni in chiave pastorale secondo l’ottica dei 5 ambiti che ormai ci accompagnano dal Convegno ecclesiale di Verona (affettività, cittadinanza, tradizione, fragilità, lavoro e festa). Quest’anno in particolare l’evento è stato inserito nel percorso di preparazione al grande evento del Congresso eucaristico nazionale che si svolgerà appunto nelle Marche nel 2011, come ha ricordato mons. Edoardo Menichelli, vescovo di Ancona. Varie sono state le presenze istituzionali che hanno voluto dare risalto all’evento e che hanno collaborato alla riuscita di esso. I figli presenti hanno vissuto, attraverso il percorso di Animatema, una settimana di formazione sullo stesso tema. La famiglia come “metodo” di pastorale, è stato più volte ricordato. Le sfide del futuro passano attraverso la famiglia, questa bella istituzione che, nonostante presagi di crisi o attacchi culturali, e grazie anche al sacrificio silenzioso e quotidiano delle stesse famiglie, in Italia ancora regge. A noi darle ancora più spessore.
Un “noi” sempre più grande
Una settimana di studi sulla famiglia a Senigallia: “Dal noi della famiglia al noi del bene comune”
AUTORE:
E. - L. G.