mercoledì, 5 Febbraio 2025
0,00 EUR

Nessun prodotto nel carrello.

HomePAROLA DI VESCOVOUn Natale così, davvero “amico degli uomini”

Un Natale così, davvero “amico degli uomini”

Il Natale ritorna ogni anno… invecchia con i vecchi, e si rinnova con il bambino ch’è nato… Sa che la natura non potrebbe farne a meno”, così canta Efrem il Siro, un Padre dell’antica Chiesa d’Oriente. E continua: “Il mondo intero, o Signore, ha sete del giorno della tua nascita… Sia dunque anche quest’anno simile a te, porti la pace tra il cielo e la terra”. Facciamo bene a far festa perché il Natale è un giorno “amico degli uomini”. Il suo mistero è raccolto nelle prime parole del Prologo di Giovanni: “La Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi”. Dio stesso è sceso dal cielo dal cielo, ma gli uomini non l’hanno accolto. “Non c’era posto per loro”, scrive Luca amaramente. Ma non è tornato in cielo; si è accontentato di una stalla, fuori della città, pur di restarci accanto. È incredibile che Dio venga sulla terra e accetti anche una stalla; e tuttavia quel che lascia ancor più sconvolti è che si presenti come un bambino, la più debole tra le creature. Chi mai avrebbe anche solo potuto pensarlo? Eppure il Natale è tutto qui: un Dio, fragile bambino. “Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” disse l’angelo ai pastori. Essi, ritenuti tra la gente più disprezzata del tempo, furono i primi ad accorrere. Anticipavano un detto caro a Gesù: “I primi saranno gli ultimi e gli ultimi primi”. Quella piccola famiglia nella grotta, circondata dai pastori, è tra le immagini più vere della Chiesa. E forse la rinnovata partecipazione alla “messa di mezzanotte” sta a dire il desiderio di stare accanto a quel Bambino. A Natale è il Bambino al centro; in tante viene posto davanti l’altare. Come tutti i neonati non sa parlare, eppure è la Parola fattasi carne. Forse si esprime solo con un pianto implorante. Sì, il Natale chiede almeno di ascoltare il pianto di quel Bambino che implora aiuto e protezione. Assieme a Lui lo chiedono i bambini poveri, sfruttati e violentati di ogni parte del mondo; ma anche gli anziani esclusi spesso dalla vita. Non chiedono molto, implorano solo di far parte della famiglia umana. Lo chiedono anche gli stranieri, quelli che hanno fame e sete, gli oppressi dalle guerre e dalle ingiustizie, i disperati e gli angosciati del nostro mondo. In loro nome, il Bambino di Betlemme chiede a tutti un po’ d’amore. Natale? È una domanda di amore. Gesù e i deboli ci chiedono di essere amati. Quel Bambino è la persona decisiva non solo per la propria vita, ma per l’intera storia degli uomini. Chi guarda quel Bambino, e non se stesso o i tanti idoli di questo mondo, ritrova la felicità e il senso della vita. A Natale quel che conta è andare a vedere Gesù, è trovarsi attorno a quella mangiatoia. Un Natale così è davvero “amico degli uomini”, amico dei deboli, amico dei piccoli. Sant’Efrem continua a cantare : “Il giorno della tua nascita, o Signore, è un tesoro destinato a soddisfare il debito comune”, il debito dell’amore.

spot_img
ARTICOLI CORRELATI