Quando il Papa, poche settimane fa, ha riunito in Vaticano il Capo di Stato di Israele e quello dei Territori palestinesi, ho scritto che, al di là delle buone intenzioni, né l’una né l’altra di quelle due degne persone aveva realmente il potere di impegnarsi per la conclusione della pace. Questo perché nelle rispettive nazioni hanno sempre la meglio le correnti votate allo scontro.
Non immaginavo che ne avremmo avuto la conferma così presto e in modo così duro: in pochi giorni si sono consumati brutali assassinii da una parte e dall’altra e poi, martedì 8, un bombardamento israeliano su Gaza con venti, forse trenta morti. Il primo fatto potrebbe sembrare – ma non è – una manifestazione di delinquenza privata; il secondo è, a tutti gli effetti, un atto di guerra. Come usa adesso: con obiettivi militari (dicono) ma con vittime civili.
È vero che Gaza è ormai un piccolo Stato a sé, dominato dai ribelli di Hamas, in rivolta contro le autorità ufficiali palestinesi; ma il movimento di Hamas è presente anche altrove, e lo scontro armato contro gli israeliani gli serve per accrescere il suo prestigio e la sua influenza su tutto il popolo palestinese, e anche negli altri Stati arabi della zona.
I “falchi” israeliani, si capisce, non si tirano indietro. Intanto, fuori della Palestina avvengono fatti gravissimi: anche in Iraq gli estremisti islamici si sono impossessati di un’intera regione e hanno proclamato il ritorno del Califfato; un po’ come se qualcuno in Europa proclamasse il ritorno del Sacro Romano Impero, ma questa sarebbe solo una pagliacciata, mentre il Califfato è una cosa seria, perché risponde alle aspettative e agli istinti del mondo islamico più fanatico e fondamentalista. È l’ultima conseguenza, per ora, della sciagurata guerra di George W. Bush contro l’Iraq. Anche il Papa di allora si era speso disperatamente per evitare quella guerra. Ora, il neo-proclamato califfo di Mosul è cento volte più pericoloso di Saddam Hussein. Scenari molto foschi.
Il gesto profetico di Papa Francesco è stato un lampo di luce nelle tenebre; ma poi sono tornate le tenebre.