Terni, grazie a Papigno, come Cinecittà? Beh, non esageriamo. Però i presupposti per far divenire Terni centro di produzione cinematografica, sembrano esserci tutti. E’ quanto emerso da un incontro che il sindaco Paolo Raffaelli e il produttore cinematografico Mario Cotone hanno avuto con i rappresentanti degli organi di informazione proprio a Papigno, negli ex stabilimenti chimici. In tre vastissimi capannoni sono infatti in fase di realizzazione altrettanti teatri di posa. Due sono praticamente completati nelle strutture portanti, mentre nel terzo i lavori sono alquanto avanzati. Tutti dovranno essere pronti per la fine di aprile. Agli inizi di maggio, infatti, Roberto Benigni vi inizierà a girare il suo nuovo film, Pinocchio. “Dopo la parziale esperienza ternana con La vita è bella -ha sottolineato Cotone- Benigni ha voluto ripetere con Pinocchio la medesima esperienza avendo trovato un ambiente idoneo che l’ha ampiamente soddisfatto”. E Cotone non ha esitato ad assumersi un pesante onere economico per ristrutturare i tre capannoni di Papigno. La spesa è di circa cinque miliardi di lire. “Si tratta -ha puntualizzato il sindaco Raffaelli- di un onere economico cospicuo. Il produttore, attraverso una apposita convenzione recupererà le spese mediante uno sconto sull’affitto che gli sarà praticato dal Comune, proprietario degli immobili. In sostanza, un intervento pubblico-privato”. Una dichiarazione importante, perché di fatto indica che il produttore non limiterà la sua attività operativa con il solo film di Benigni, ma dovrà utilizzare con ulteriori produzioni cinematografiche i teatri di posa di Papigno. Prima per recuperare i cospicui oneri economici investiti, poi per trarne il comprensibile guadagno. Quindi la deduzione appare scontata: Terni dovrà divenire centro di produzione cinematografica. E’ una logica di mercato, ma anche un fatto indicativo per lo sviluppo della città. In questo intervento di recupero dell’area dell’ex stabilimento, il Comune di Terni ci ha messo anche del suo. Vi erano depositate troppe sostanze inquinanti. Il Comune le ha rimosse con una spesa di circa 160 milioni di lire. Si tratta, tanto per fornire dei dati, di circa 30.000 chili di anticrittogamici, di 108 metri cubi di residui di olio combustibile, di 1.900 chili di lastre di eternit. Al di là dei tre teatri di posa e di strutture annesse, il lavoro da effettuare nell’area dell’ex stabilimento chimico appare rilevantissimo. Anche perché le altre strutture del vasto complesso dovranno essere utilizzate come sito di archeologia industriale. Archeologia industriale, dunque, e cinematografia. Come dire, il passato e il futuro. Intanto si attende il primo “ciak” di Benigni. Che proporrà, in una sua lettura, la favola del burattino di legno. Ne sarà regista e interprete principale. Affiancato, naturalmente, da Nicoletta Braschi. C’è proprio da dire che l’acquisizione del sito dismesso di Papigno ai beni comunali, voluta dalla passata amministrazione comunale guidata da Gian Franco Ciaurro, si è rivelata come una mossa vincente. Ora se ne potranno ricavare i frutti.
Un futuro di produzione cinematografica
Teatri di posa nel sito industriale dismesso di Papigno
AUTORE:
Mino Valeri