In merito alla pubblicazione, da parte della BBC inglese, di una sorta di scoop riguardo ai contatti intercorsi tra Karol Wojtyla e una donna sposata, Anna Teresa Tymieniecka, volevo contribuire, da biografo di papa Wojtyla, a fare luce su tale questione. E dimostrare che, secondo buon senso, non si tratta nemmeno di una notizia. Anna Teresa Tymieniecka nacque nel 1923 a Marianowo, villaggio della Pomerania occidentale, da una famiglia appartenente alla nobiltà terriera. Dopo la guerra studiò filosofia all’ UJ di Cracovia sotto la guida del professor Roman Ingarden, allievo di Edmund Husserl, di cui fu allievo anche Andrzej Poltawski, marito di Wanda Poltawska. Sposò nel 1956 l’ economista americano Hendrik Houthakker, docente alle università di Stamford e Harvard e si trasferì negli Stati Uniti, nel Vermont. I suoi interessi filosofici nell’ ambito della fenomenologia la portarono a fondare nel 1969 un istituto internazionale di ricerca sulla fenomenologia di Husserl che poi andrà perfezionando con il tempo. Divenne anche la redattrice della collana Analecta Husserliana i cui volumi dovevano diffondere il pensiero di Husserl nel mondo.
La passione per la fenomenologia la fece imbattere in Persona e atto di Wojtyla, che partendo da un metodo d’indagine fenomenologico tentava di proporre un moderno umanesimo cristiano quale concreta risposta sull’uomo e la società. Rimase colpita dall’opera del cardinale di Cracovia e decise di proporgli una versione inglese da diffondere nelle università e negli ambienti fenomenologici. Dal 1974 ebbe inizio la collaborazione tra la signora Tymieniecka ed il cardinale Wojtyla. Quando la donna si trovava in Polonia si recava regolarmente in curia per lavorare alla ristesura riveduta e corretta di Persona e atto insieme al suo autore. Gli chiese anche di tenere alcune conferenze che lei organizzava sull’argomento e Wojtyla, i cui interessi filosofici erano sempre vivissimi, aderì con entusiasmo alla proposta.
Anna Teresa Tyminiecka, che viveva negli Stati Uniti, si premurò di organizzargli, nell’estate 1976, alcune conferenze in varie città americane. Il cardinale Wojtyla si trovava negli USA in occasione del Congresso Eucaristico Internazionale che si tenne tra il primo e l’8 agosto. Poi ospitò qualche giorno Karol ed il segretario Stanislaw nella sua casa nel Vermont. Le messe venivano celebrate addirittura sul tavolino da ping pong e le ore in libertà venivano consumate in lunghe passeggiate sulle colline intorno alla casa e a nuotare in un laghetto. La Tymieniecka curò la revisione e la traduzione in lingua inglese di Persona e atto. Ciò che ne risultò, come mi ha spiegato anche Andrzej Poltawski, fu una forzatura del testo originale, un maltrattamento del pensiero di Wojtyla. A tale motivo seguirono delle proteste dal Vaticano, con tanto di lunghe controversie legate alla pubblicazione dell’opera in lingua inglese, pur non essendo così interessato alla cosa l’ormai papa Wojtyla. Tanto che ancor oggi la versione inglese è quella meno fedele al testo scritto dal cardinale Wojtyla.
Delle 350 lettere lette e studiate dal giornalista Edward Stourton si sono estrapolate appena un paio di frasi di senso compiuto (un po’ come si fa con le intercettazioni telefoniche), spacciandole per indizi che tra il card. Wojtyla e la Tymieniecka vi fosse un rapporto da più che amici, meno che amanti (che in sé non significa niente) e che mentre la signora desiderava che il rapporto fosse di carattere sentimentale, Wojtyla lo volesse invece mantenere solo su un piano culturale. Qualsiasi persona dotata di buon senso può ben capire che se in una corrispondenza di 350 lettere, tra l’altro tradotte, il passaggio più “intrigante” scovato dal solerte giornalista è un Mia cara Teresa, tu parli di essere separati ma io non so trovare risposta a queste parole oppure Anche adesso che sono papa, non voglio che il nostro scambio di idee, che ho sempre pensato che sia così creativo e fecondo, si interrompa, significa che non c’è nulla da scoprire, che la ricerca non ha prodotto i risultati (forse) sperati. Basterebbe questo, ma non mi fermo qua.
Intanto queste lettere giacevano nella biblioteca nazionale polacca a Varsavia, dunque non errano tenute segrete e sono state scoperte, ma erano disponibili in un posto pubblico. Che Giovanni Paolo II e la Tymieniecka fossero amici e che coltivassero comuni interessi filosofici era cosa arcinota. Tra l’altro la signora abitava con il marito dall’altra parte dell’oceano, come pensare a relazioni d’altra natura? Allora Wanda Poltawska, la psichiatra (e non infermiera come ci narra Il fatto quotidiano) di Cracovia? Un’amicizia più lunga di venti anni rispetto a quella con la Tymieniecka, delle frequentazioni continue in vacanza tra Wanda, suo marito Andrzej e Karol, un rapporto epistolare spessissimo e pubblicato di recente, addirittura un miracolo di Padre Pio a cementare il rapporto tra Wojtyla e Wanda. La Poltawska è stata con Giovanni Paolo II in Vaticano in tanti momenti, al Gemelli durante i ricoveri. Fino alla fine gli leggeva testi di letteratura polacca e passi del Vangelo. Quante frasi innocenti potrebbero essere estrapolate dalla loro corrispondenza e vendute come “sospette”!
La verità è che Karol Wojtyla era portato ad intrattenere rapporti solidi con tutte le persone di spiccata intelligenza e personalità, senza distinzione di età e sesso. Intensi rapporti ebbe per esempio con le sue compagne di teatro, Halina Krolichiewicz e Danuta Michalowska, poi spose di amici in comune con Karol, Ginka Beer, ebrea che abitava nello stesso stabile a Wadowice. A Cracovia frequentava i salotti letterari della nobil donna Zofia Starowiejska Morstinowa, zia di un suo compagno di viaggio e studi a Roma. Donna molto molto più grande di lui, che ebbe influenza nella formazione del giovane sacerdote Wojtyla. Come feconda frequentazione fu quella con il sarto mistico Tyranowski, che ne favorì la vocazione sacerdotale. E poi la fraterna amicizia col suo maestro di teatro Kotlarczyc, che lo scoprì come valente attore.
Il fatto è che da sempre ebbe forti legami con i laici, i quali più degli uomini di chiesa contribuirono alla sua formazione spirituale. E’ attraverso l’uomo, in quanto figlio di Dio, che trovava Dio, per questo era affascinato dall’uomo, certo da quelle persone che per cultura, intelligenza e spessore morale potevano influenzarlo in un reciproco scambio. Era dallo studio dell’uomo che vedeva scaturire quella scintilla divina in esso impressa. Quella scintilla che fece divampare nel cuore di tanti uomini con cui venne a contatto. Ed era ciò che lo attraeva, perché gli consentiva di cogliere la dimensione trascendente dell’uomo. Il misticismo di Giovanni Paolo II, di cui si è tanto parlato, era proprio questo. Un misticismo al contrario. Cioè non comprendeva l’uomo partendo da Dio, ma esperiva il Sovrannaturale partendo dall’uomo stesso, dalla sua genealogia divina. Ecco spiegato l’interesse e il forte legame che ebbe con tanti laici, donne e uomini. Nessun uomo di chiesa ebbe tanti e assidui rapporti con dei laici come Karol Wojtyla.
Ci sono due volumi, che non voglio nominare, i quali hanno tentato goffamente di gettare ombre sui rapporti di Wojtyla con la Poltawska e la Tymieniecka, molti anni prima di Stourton. Come lui basando le loro illazioni sul nulla. Un conto è cercare un amore giovanile, mossi da un innocente interesse storico, altra cosa ipotizzare la rottura del voto di castità promuovendo l’adulterio in una donna sposata. Va detto che la stampa italiana non sembra prendere sul serio la presunta notizia della BBC. Forse sono io che, dilungandomi, gli assegno una dignità che in effetti non ha. Il fatto, però, è che trovo offensivo diffondere per il mondo notizie che non sono tali, spacciandolo da scoop sensazionale, creato con un artificio mentale senza alcun elemento oggettivo. Non credo siano molti quelli che ci possano rimanere fregati, ma non tutti si mettono a fare ragionamenti o vanno ad informarsi sulla verità delle cose. Così, tanto più con i mezzi di oggi, si consegna un santo acclamato dalla gente alla cialtroneria di alcuni, o di molti. Un santo merita di essere studiato, ammirato e, per quanto possibile, imitato. Non si cerca di umiliare chi è riuscito a condurre una vita santa, per soddisfare la morbosità della gente e ricavarne popolarità. Al contrario va proposto quale modello di vita per se stessi e gli altri.