Un breve ciclo di lezioni dedicate alla virtù della Speranza ha preso il via lo scorso 27 aprile, presso il Salone parrocchiale della chiesa San Giovanni Paolo II a Ponte della Pietra di Perugia, sempre più luogo di convocazioni diocesane, che proseguirà tutti i giovedì, dalle ore 18.45 alle 20, fino al prossimo 18 maggio.
Un approfondimento teologico a cura del Cfp
Tenuto da suor Roberta Vinerba, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi, il corso è un approfondimento teologico tra quelli annualmente offerti dal Centro di formazione pastorale (Cfp) dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, curato da don Luca Bartoccini, biblista e teologo. Il sacerdote, ha introdotto suor Vinerba ricordando
l’attività del Cfp e le finalità di questi appuntamenti formativi che richiamano un buon numero di partecipanti.
Speranza affidabile
Il corso di approfondimento, che ha preso avvio giovedì 27 aprile, ha come oggetto la speranza e partendo dalla domanda: Possiamo ancora sperare ? muove dalla presa di coscienza di questo come del tempo del lutto.
“L’insignificanza di Dio -ha detto, in sintesi, suor Roberta- porta con sé la morte di un amore, con l’annichilimento del non sapersi più attesi. L’attesa, non tanto dell’uomo, ma prima di tutto di Qualcuno che ci attende, è il tema centrale da cui muove l’argomentazione che si snoda attraverso il concetto di speranza affidabile: sperare è radicarsi in una certezza che garantisce il presente perché è già realizzata e al contempo attende di compiersi. La speranza affidabile è performativa, ovvero capace di trasformare la storia, quella personale e quella sociale, essa è la benzina del motore della storia, lungi dal distrarre dalla terra rende capace la terra di essere luogo abitabile.
Così, essa si offre come realtà personale e comunitaria al contempo, si spera insieme, si spera come popolo, come comunità”.
Prevenire il virus più letale
“Se autentica può, deve, strapparci dall’individualismo -proseguito la religiosa- che come ha affermato Papa Francesco, è il virus più letale dei nostri tempi. Così la speranza, per usare ancora le parole del Santo Padre, è un rischio, è una virtù rischiosa, è una virtù, come dice San Paolo, di un’ardente aspettativa verso la rivelazione del Figlio di Dio.
“Non è un’illusione, è essere in tensione verso questa rivelazione, verso questa gioia che
riempirà la nostra bocca di sorrisi” (Omelia a Santa Marta, 29.10.2013).
La difficoltà del nostro tempo è anche nel non avere la vis, la forza di rischiare, di osare. Del resto rischia chi ama, chi ha un orizzonte amato e amante verso cui dirigersi ed anche verso il quale è attratto.
“Il presente, anche un presente faticoso, può essere vissuto ed accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino” (Benedetto XVI, Spe salvi, 1).
Il corso -ha concluso suor Roberta Vinerba- radica la speranza nel pieno compimento delle promesse di Dio in Gesù, l’affidabilità di Dio è l’orizzonte entro cui riprendere speranza, come invita il profeta Sofonia, a non lasciarci cadere le braccia (cf. Sof 3,16).
Si può, si deve ancora sperare”.