Solo dopo la pubblicazione degli atti, prevedibile per il 2001, sarà possibile dare una relazione adeguata del XV Congresso del Cisam (Centro di studi sull’Alto Medioevo) tenutosi a Spoleto dal 23al 28 ottobre, sul tema “Umbria cristiana, dalla diffusione del culto al culto dei santi”. Per ora ci limitiamo a qualche cenno, sottolineando l’importanza di questo congresso voluto dall’Arcivescovo mons. Riccardo Fontana mentre si avvia al termine l’Anno giubilare. Il pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli, al compiersi del secondo Millennio dalla Natività, vuol essere anche riscoperta delle nostre origini di Chiesa. DAL SECOLO IV AL SECOLO XE’ questo il periodo della decadenza dell’Impero romano d’Occidente, dagli ultimi imperatori alla discesa delle popolazioni germaniche, tanto orientali, soprattutto Goti e Longobardi, che occidentali, specie i Franchi. Declino e rovina della civiltà antica e successiva ricostruzione (che non intaccò granché l’Impero d’Oriente) irruppe in Occidente e qui incontrò la Cristianità. Da una parte i Bizantini, dall’altra i Goti e i Longobardi, popolazioni originariamente ariane e quindi in istintivo contrasto con le popolazioni cattoliche. La Chiesa si mosse sul crinale della progressiva integrazione. L’arianesimo perderà la sua battaglia e con esso gli stati sostenitori, finché il regno franco, alleatosi di fatto con la Chiesa, avvierà la futura Europa.Quale fu la funzione dell’Umbria in questo crogiolo di secoli? Come ha fatto notare Paolo Siniscalco già nella prolusione, era significativa la dualità, soprattutto nell’Italia centrale, “tra la parte aperta ad ovest verso Etruria e porti mediterranei, e la parte volta a nord-est, più isolata, che oltre il crinale dell’Appennino scende verso le coste adriatiche”. Cardine centrale, la via Flaminia con le sue varianti, che conduceva il viaggiatore per oltre 220 miglia da Roma fino a Rimini. Facilitati quindi gli scambi e i transiti tra i due versanti, occidentale e nord-orientale, osmosi ricchissima ai vari livelli, umano, commerciale e culturale. Il collegamento con Roma (particolarmente di Spoleto, al centro dell’Umbria e capitale del ducato longobardo) è intensissimo. Roma, almeno fino al sec. II, “interviene profondamente nel tessuto della regione, risanando zone paludose, costruendo edifici pubblici e privati, facendo fiorire o rifiorire centri come Gubbio, Spello, Perugia”. Ma poi, con le invasioni germaniche, tutto si oscura, le campagne si spopolano, ridotte in larga parte a paludi, le città intristiscono con il rarefarsi delle attività e dei commerci. Ecco lo scenario della “Settimana di studi”, dando largo spazio alle testimonianze ecclesiali, ai vari reperti e monumenti archeologici, alla letteratura martiriale e agiografica – si pensi ai Dialoghi di Gregorio Magno – a figure possenti di vescovi e martiri e monaci, da Decenzio di Gubbio a Achille e Spes di Spoleto, a Valentino di Terni (o Roma?), a Terenziano di Todi, a Giovenale di Narni, a Fortunato di Otricoli, e soprattutto Benedetto di Norcia, tutti impegnati, anche a livello civile e perfino giudiziario, per la salvezza delle popolazioni. L’EPOCA TARDOANTICAI lavori sono iniziati con un primo sguardo all’Umbria tardoantica con le relazioni di Bonamente e Coarelli, ambedue dell’Università di Perugia ed inoltre Stefano Bocci di Siena. Senza entrare nei dettagli, vorremmo qui citare il famoso Rescritto di Spello, sul santuario federale degli Umbri. Con esso l’Imperatore Costantino concede che presso Spello venga costruito il detto santuario federale: gli Umbri non dovranno recarsi più a Volsinii, nella Tuscia, per i “ludi scenici e spettacoli di gladiatori”, in onore di divinità pagane. L’Umbria acquista così una particolare individualità e unità; Spello viene scelta in quanto “confinante e adiacente alla via Flaminia”. Volsinii si muoverà ormai separatamente dall’Umbria e Spello avrà la denominazione di “Flavia”. Singolare, questa attenzione di Roma per le città umbre, le quali appaiono a diretto contatto con la capitale, senza intermediari, come ha dimostrato largamente il Bonamente. Facilitazione indubbia per l’irradiazione cristiana. LA CRISTIANIZZAZIONELa seconda giornata è entrata nel vivo della cristianizzazione, favorita oltremodo dalla viabilità (Giovanni Uggeri, della Sapienza di Roma). Ecco allora il formarsi delle diocesi (Carlo Carletti dell’Università di Bari), ecco i primi profili di vescovi (Alba Maria Orselli dell’Università di Bologna) e soprattutto Gregorio Magno, già prefetto di Roma e poi Sommo Pontefice (Ovidio Capitani, dell’Università di Bologna). Ma è già l’epoca dei Germanici, l’Umbria si muove “tra Romania e Longobardia” (Antonio Carile dell’Università di Bologna), fino ai Carolingi (Claudio Azzara, dell’Università di Venezia). Nella terza giornata gli ultimi studi di archeologia cristiana in Umbria e le nuove prospettive (Roberto Giordani dell’Università di Perugia), gli spazi cimiteriali (Anna Maria Giuntella dell’Università di Chieti) e le varie tipologie dei santuari martiriali paleocristiani (Vincenzo Fiocchi Nicolai, Tor Vergata Roma) sono stai degna cornice ai “Medaglioni” della “prosopografia in Umbria”. Marcello Rotili (Università di Napoli) affronta il tema “Forme di cristianizzazione dei Longobardi”: la struttura militare, la sovrapposizione dei culti guerrieri alla religiosità di ambiente rurale, l’acquisizione di nuovi costumi, l’acculturazione in senso romano-cristiano (inumazione in luogo dell’incinerazione), nonché la progressiva sostituzione di manufatti e ornamenti di tradizione preitaliana in luogo dei modelli germanici. Per l’archeologia funeraria, a documentazione della nuova acculturazione, notevole è il riferimento a Spoleto e alle sue tombe. Ampio poi il discorso sulle croci, soprattutto in lamina. TESTIMONIANZE AGIOGRAFICHE E FUNERARIELa quarta giornata è stata dedicata ancora a testimonianze di tipo funerario e dagli edifici di culto. Fabrizio Bisconti, della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, ha riferito sui sarcofagi tardoantichi e altomedievali in Umbria, Letizia Pani Ermini (“Sapienza” di Roma) sugli edifici di culto e Donatella Scortecci (Università di Perugia) sulla trasformazione in senso cristiano di edifici del culto pagano. In serata si è aperto il capitolo dell’agiografia con i riferimenti storiografici agli inizi del sec. XX da Albert Dufour a Francesco Lanzoni. Parallelo è lo studio di Giuseppe Crimascoli, dell’Università di Bologna, sui “Viri Dei” nei Dialoghi di Gregorio Magno. La quinta giornata è stata il grande momento dell’agiografia, da Emore Paoli (Tor Vergata Roma), che ne ha dato una visione d’insieme, a Mauro Donnini (Università di Perugia) che ne ha illustrato i modelli e le risorse letterarie, con interessanti rilievi a sfondo strutturalista. Il convegno è quindi giunto a presentare il grande fenomeno del monachesimo, con gli interventi affidati a Giorgio Picasso (Università Cattolica di Milano) ed Eugenio Susi di Roma, lo studioso così attento alla nostra abbazia di San Felice in Val di Narco. I SANTI UMBRI NEL CALENDARIO GERONIMIANONell’ultima giornata il Congresso si è trasferito a Norcia per ascoltare mons. Victor Saxer, della Pontificia Accademia Romana, il quale ha parlato dei santi umbri nel Calendario Geronimiano, affrontando anche la problematica dei vari Codici, non del tutto concordi: ed ecco allora, ad esempio, per Terni, le figure di san Valentino e di sant’Agape rispettivamente al 14 e 15 febbraio, i santi Proculo, Apollonio ed Efebo al 14 aprile; per Todi, santa Felicissima (26 maggio) e san Terenziano (1 settembre); per Spoleto san Vitale, cui il vescovo di Spoleto Spes dedica il famoso carme (22 gennaio e altre date). Concludiamo con le congratulazioni più vive a tutti gli intervenuti, particolarmente agli organizzatori e ai maestri, ed all’Arcivescovo che ha voluto questo convegno.
Un convegno per conoscere meglio i fondatori della chiesa spoletina
Promosso dall'Arcidiocesi e dal Centro studi sull'Alto Medioevo
AUTORE:
Agostino Rossi